GeOverdose: rapporto 2018

GeOverdose: rapporto annuale 2018

Salvatore Giancane, Ernesto de Bernardis

GeOverdose: rapporto annuale 2018

 

Premessa

La finalità di GeOverdose non è quella di contare con esattezza i decessi acuti per droghe ed alcol che avvengono sul territorio nazionale: siamo più che consapevoli del fatto che la metodologia da noi utilizzata espone ad un elavato rischio di una raccolta di dati parziale. Allo stesso tempo e per gli stessi motivi, non è corretto confrontare i dati di GeOverdose con quelli ufficiali, che vengono raccolti con un’altra metodologia, controllati e pubblicati quasi un anno dopo. Le finalità di GeOverdose sono quelle di seguire il fenomeno in tempo reale, tracciarne le caratteristiche geografiche e raccogliere informazioni sulle circostanze dei decessi che possano essere utili in termini di prevenzione. Pertanto i confronti possono essere effettuati solo rispetto ai dati raccolti con la medesima metodologia e con lo stesso obbiettivo e pertanto essi saranno possibili solo quando avremo a disposizione i dati completi del 2019 da confrontare con quelli del 2018 e da qui in avanti. Quando verranno pubblicati i dati ufficiali del 2018 avremo una prima idea della percentuale di eventi che GeOverdose riesce ad intercettare.

 

Gli eventi registrati

La scansione quotidiana dei siti web e della stampa ha permesso di registrare complessivamente 487 eventi: 251 decessi, 168 ricoveri e 68 decessi sospetti. Il dato dei ricoveri (che comunque annotiamo) è sicuramente molto parziale, a causa della tendenza degli organi di informazione a non riportare questa notizia. Come decessi sospetti, invece, sono state classificate tutte quelle notizie assai suggestive di morte acuta associata a droghe oppure alcol, ma per le quali mancavano sufficienti elementi oggettivi per porre questa diagnosi e neppure ne sono stati trovati successivamente. E’ assai verosimile che una quota non determinata, ma comunque rilevante, di questi decessi sia da attribuire ad un’overdose. A riprova di ciò, l’età media, il rapporto M/F e la distribuzione geografica dei decessi sospetti non sono significativamente differenti da quelle dei decessi veri e propri. Per tutti gli eventi registrati sono stati archiviati gli articoli di stampa da cui la notizia è stata tratta e questi sono consultabili a chiunque visiti il sito, zoomando sull’evento stesso.

 

Caratteristiche generali dei soggetti deceduti

I decessi acuti che sono stati registrati nel corso del 2018 e che con buona ragionevolezza sono da mettere in relazione all’assunzione di droghe o alcol sono stati complessivamente 251. Ciò corrisponde ad un tasso standardizzato di mortalità (riferito alla popolazione a rischio fra i 15 ed i 64 anni) di 6,5 decessi per milione di abitanti. Di questi decessi, 206 (82,1%) hanno riguardato persone di sesso maschile mentre 45 (17,9%) sono stati a carico di femmine. Il rapporto M/F è pari a 4,6.  L’età media dei soggetti deceduti è di 38,6 anni (range 16 – 62 anni, DS ± 10,2). La distribuzione dei soggetti deceduti per fasce di età è rappresentata in figura.

Overdose 2018: decessi per fasce di età

Le fasce di età più interessate risultano essere quella fra i 35 ed i 39 anni (51 decessi), fra i 40 ed i 44 anni (35 decessi), fra i 30 ed i 34 anni (34 decessi) ed infine fra i 45 ed i 49 anni. Il 61,1% dei soggetti deceduti aveva fra i 30 ed i 49 anni. Numericamente significativa la quota di decessi fra gli adolescenti: fra i soggetti deceduti, infatti, 17 (6,75%) avevano meno di 20 anni. Si conferma quindi un profilo prevalente fra i deceduti sovrapponibile sia ai dati italiani disponibili che a quelli europei: maschio ed età prossima ai 40 anni. Se però questo è il profilo prevalente, l’analisi dei dati raccolti da GeOverdose consente di cogliere anche altre tipologie, come di seguito dettagliato.

La distribuzione per sesso dei decessi fra gli adolescenti, inoltre, è significativamente diversa di quella fra gli adulti (p<0.05), così come rappresentato in figura.

2018: genere degli adolescenti deceduti per overdose

Fra gli adolescenti (età inferiore a 20 anni) le femmine costituiscono il 37,5% (rapporto M/F pari a 1,7) mentre fra gli adulti sono solo il 16,6% (rapporto M/F pari a 5). La differenza è statisticamente significative (p<0.05). I dati di GeOverdose, oltre a registrare una mortalità significativa fra gli adolescenti che andrà seguita nel tempo, sembrano suggerire una maggiore esposizione a rischio del sesso femminile fra i giovanissimi e ciò concorda sia con la pratica clinica, sia con i risultati di altri studi che con le recenti notizie di cronaca che tanto clamore hanno suscitato nel Paese. Le persone più giovani che sono decedute avevano 16 anni ed erano tutte e tre femmine: una ad Udine, una in provincia di Catania ed unaa Roma. Coerentemente con questo dato, fra i soggetti deceduti l’età media delle femmine è significativamente inferiore a quella dei maschi (35,8±10,2 vs 39,2±10 anni, p<0.05).

Per quanto riguarda infine la nazionalità, 203 deceduti sono italiani (80,9%), 33 stranieri (13,1%) e per 15 (6%) non è stato possibile stabilire la nazionalità. Se consideriamo solo i soggetti per cui è possibile stabilire la nazionalità, gli stranieri sono il 14%, una percentuale maggiore rispetto alla popolazione straniera residente e pertanto essi appaiono esposti a rischio tanto quanto gli italiani, se non di più. Gli stranieri deceduti, inoltre, sono molto più giovani degli autoctoni (35.4±7,6 vs 39,4±10,3 anni, p<0.01) mentre il rapporto M/F è sovrapponibile. Ne consegue che il profilo di rischio solitamente utilizzato per gli autoctoni (maschio, età prossima ai 40 anni, lunga storia di dipendenza e ripetute pregresse disintossicazioni) è solo parzialmente applicabile agli stranieri, che presentano di solito una storia di dipendenza più breve. Ciò a nostro avviso suggerisce l’esigenza di tracciare un profilo di rischio per overdose specifico per la popolazione tossicodipendente straniera.

 

Le sostanze

Premessa: la diagnosi tossicologica di GeOverdose è basata sulle circostanze del decesso e su quanto riportato dagli articoli di stampa, che viene sempre valutato in maniera critica. In una minoranza i dati sono stati integrati e talvolta corretti con quelli delle risultanze dell’autopsia e dell’esame tossicologico. Si tratta, quindi, nella maggior parte delle volte di una diagnosi presuntiva.

E’ stato possibile ipotizzare la sostanza responsabile del decesso in 223 casi su 251 (88,8%). Per le situazioni in cui è stato possibile ipotizzare il ruolo prevalente di una sostanza, questa è risultata essere l’eroina in 159 casi (71,3%) e la cocaina in 27 (12,1%). Il metadone assunto al di fuori di una prescrizione risulta responsabile di 11 decessi (4,9%), il cocktail di droghe ed alcol di 9 (4%), lo speedball (mix di cocaina ed eroina) di 8 (3,6%), l’alcol di 7 (3,1%), mentre gli oppioidi sintetici ed il cocktail di farmaci ed alcol hanno causato ognuno un decesso (0,5%). Se si sommano i decessi da cocaina, da eroina e da speedball (mix fra le due) se ne ricava che queste due sostanze sono responsabili, da sole, di oltre l’87% dei decessi.

Decessi per overdose: le sostanze

 

La geografia

Uno degli scopi principali di GeOverdose è quello di disegnare la geografia degli eventi acuti correlati all’assunzione di droghe ed alcol. Ogni evento viene geolocalizzato con precisione, ogni volta che questo dato è disponibile (se è disponibile solo il comune viene geolocalizzato in corrispondenza del palazzo comunale) ed i dati vengono successivamente raggruppati per regioni e per province.

 

Analisi regionale

Nel corso del 2018, la regione con il maggior numero di decessi è stata il Veneto (31), seguito dall’Emilia Romagna (29) e dalla Lombardia (25) mentre la regione con meno vittime è stata la Valle d’Aosta, con una sola persona deceduta. I numeri assoluti, però, vanno rapportati alla popolazione residente in fascia di età a rischio (15-64 anni). Da questo calcolo si ottiene un tasso standardizzato di mortalità che tiene conto della popolazione di ogni singola regione. Il tasso medio nazionale è di 6,5 decessi per milione di abitanti. Se teniamo conto del tasso standardizzato di mortalità, la regione con più decessi è l’Umbria (23,5 decesssi per milione di abitanti), seguita dalla Sardegna (16,6 decessi), dalla Liguria (15,9 decessi) e dalle Marche (15,5 decessi), mentre le regioni con i tassi di mortalità più bassi sono la Puglia (1,5 decessi), la Calabria (2,3 decessi) e la Sicilia (3 decessi). Nella figura successiva sono rappresentati graficamente i tassi standardizzati di mortalità di tutte le regioni italiane (la linea rossa rappresenta il tasso medio nazionale).

Overdose 2018: decessi per regione

La mortalità, quindi, è concentrata soprattutto nelle regioni dell’Italia centrale ed in alcune regioni del nord ed in Sardegna, mentre risulta bassa in Italia meridionale ed in Sicilia. Se però la mortalità in Italia centrale è sempre stata elevata negli ultimi anni, la Sardegna e la Liguria costituiscono due regioni emergenti. In Val d’Aosta, invece, la mortalità risulta elevata in ragione della popolazione assai ridotta, a fronte di un unico decesso.

 

Analisi provinciale

L’analisi della mortalità per province consente di caratterizzare meglio la geografia del fenomeno. Le province con il maggior numero di decessi sono Bologna (15 decessi), Cagliari (11), Perugia, Venezia, Torino e Milano (10), Padova (9), Treviso e Firenze (7), Macerata e Roma (6). Come per le regioni, però, i numeri vanno rapportati alla popolazione a rischio residente (tasso standardizzato di mortalità). Nella figura successiva i tassi standardizzati di mortalità delle prime 20 province (la linea rossa rappresenta il dato medio nazionale).

Overdose 2018: le province

Nelle province di Imperia, Macerata, Cagliari, Fermo e L’Aquila il tasso di mortalità risulta superiore a 25 decessi per milione di abitanti (media nazionale 6,5). Ciò equivale a dire che se i tassi fossero in tutto il Paese simili a quelli registrati in queste province, GeOverdose avrebbe intercettato più di 1000 decessi invece di 251. Le province in cui la mortalità è più elevata si concentrano soprattutto nell’Italia centrale, sul medio versante adriatico, in Liguria, Sardegna e parte del nordest, mentre i tassi di mortalità più bassi in assoluto si registrano in  Sicilia ed in Puglia, le uniche due regioni dove tutte le province mostrano tassi di mortalità al di sotto della media nazionale. La geografia è ancora più chiara se si rappresentano i tassi di mortalità su una cartina geografica.

Overdose 2018: rappresentazione dei decessi su cartina geografica

Esiste quindi una fortissima caratterizzazione geografica della mortalità acuta droghe-correlata in Italia, che investe soprattutto l’area centrale ed Adriatica del Paese e questo è un dato storicamente acquisito. A queste aeree si aggiungono nuove zone di crisi in Veneto e nel nord-est in genere, in Liguria ed in Sardegna.

L’analisi del dato provinciale consente di caratterizzare meglio quello regionale. L’unica regione in cui la mortalità è elevata in tutte le province è l’Umbria mentre, ad esempio, a rendere significativo il dato della Sardegna sono soprattutto le province di Cagliari, Carbonia ed Oristano. Parimenti ad aumentare il tasso di mortalità delle Marche sono soprattutto le province di Macerata e di Fermo. Ciò che è opportuno registrare, inoltre, è che in alcune parti del paese le province interessate tendono ad essere contigue ed a confluire a macchia d’olio, anche se appartengono a regioni diverse.

 

La cronologia

L’archiviazione della data di ogni singolo evento nel database di GeOverdose ci ha consentito di effettuare anche un’analisi cronologica. In particolare, sono state valutate la stagionalità e la frequenza degli eventi durante i giorni della settimana. Nella figura successiva sono rappresentati graficamente gli eventi mortali (decessi + decessi sospetti) registrati da GeOverdose nei singoli mesi dell’anno.

Overdose 2018: gli eventi nei vari mesi dell'anno

Il mese in cui il nostro sistema ha registrato il maggior numero di decessi è stato giugno (28 eventi + 9 sospetti), seguito da marzo (24 + 7), novembre (23 + 8) ed aprile (23 + 7) mentre i mesi con meno decessi sono stati settembre (14 + 1) e maggio (17 + 3).

L’andamento cumulativo dei soli decessi (esclusi i sospetti) è visibile nella figura successiva.

In ordinata i giorni dell’anno, in ascissa il numero di eventi fino a 251. Come visibile, verso metà dell’anno gli eventi tendono leggermente ad accumularsi rispetto alla retta di andamento medio ideale (dati che si spostano verso destra). La differenza tra dati osservati e andamento medio ideale è fortemente amplificata nella figura successiva:

Nelle parti in cui il valore sale gli eventi tendono a diventare più frequenti rispetto alla media. Il periodo in cui questo è più evidente va da fine maggio a ferragosto, con un effetto inverso da ferragosto alla fine di settembre. Incrementi minori si riscontrano nella prima parte di novembre e nell’ultima settimana di marzo, subito prima di Pasqua 2018 (1 aprile).

Presi nel complesso, questi dati indicano la presenza di una stagionalità accennata, con un ritmo dei decessi quasi costante nel corso dell’anno, e una lieve tendenza all’incremento in estate o, in misura ancora minore, in periodo di ponti festivi. Ciò potrebbe essere all’origine di una convinzione diffusa fra operatori e tossicodipendenti stessi, ovvero che vi sia una maggiore incidenza della mortalità per droghe durante i mesi più caldi, da porre verosimilmente in relazione a fattori climatici non favorevoli.

Una spiegazione alternativa è che disponibilità, acquisto o consumo di sostanze aumentino nei periodi di ferie o riposo.

Questa ipotesi viene rafforzata dalla distribuzione dei decessi in riferimento ai giorni della settimana, che vede il maggior numero di eventi all’inizio del fine settimana, nei giorni di venerdì e sabato, mentre gli altri giorni hanno valori inferiori e praticamente costanti.

Analisi delle circostanze

Le circostanze principali registrate da GeOverdose sono il luogo (all’aperto oppure al chiuso) e la presenza o meno di altre persone (consumatori di sostanze o meno) al momento dell’assunzione. In particolare, sono stati intesi come luoghi ‘chiusi’ tutti quelli non visibili dall’esterno, dai passanti etc e luoghi ‘aperti’ tutti quelli in cui era possibile per qualcuno accorgersi di quanto stava avvenendo. Oltre a queste, sono state raccolte altre circostanze specifiche, quando esse erano disponibili, come più avanti dettagliato.

 

Luogo

Su 251 decessi, 187 (74,5%) sono avvenuti al chiuso, 52 (20,7%) all’aperto ed in 12 (4,8%) non è stato possibile determinarlo. Se si considerano solo i decessi per cui è stato possibile determinare il luogo, il 78,2% sono avvenuti al chiuso ed il 21,8% all’aperto. All’opposto, se esaminiamo i ricoveri, il 59,7% delle overdose non mortali registrate da GeOverdose è avvenuta all’aperto e solo il 40,3% al chiuso. La differenza è altamente significativa (p<0.00001).

Overdose 2018: luogo degli eventi

L’interpretazione di questo dato è univoca: essere in luogo chiuso o comunque non visibile riduce le probabilità di essere soccorsi ed aumenta il rischio di morte in caso di overdose mentre l’essere in luogo aperto o comunque visibile favorisce il fatto che vengano allertati i soccorsi e riduce la probabilità di decesso.

A morire al chiuso, inoltre, sono soprattutto gli italiani rispetto agli stranieri (82,2% vs 56,2%, p<0.001), i quali più spesso sono privi di un’abitazione o comunque di una dimora stabile. A riprova di ciò, su 251 soggetti deceduti, 10 (4%) erano sicuramente persone senza dimora e fra questi ben 6 (60%, la maggioranza) erano stranieri.

Overdose 2018: luogo dei decessi, differenze italiani-stranieri

Un luogo dei decessi che ricorre frequentemente è l’automobile. L’automobile è stata considerata sia luogo aperto che chiuso, a seconda di dove era parcheggiata e di quanto fosse visibile ai passanti quello che stava avvenendo all’interno. Tutti i decessi registrati, in base a questa classificazione, sono avvenuti in automobile considerata luogo chiuso, ovvero con il mezzo parcheggiato in posizione non visibile ai passanti. Le persone che sono state rinvenute già decedute in automobile nel corso del 2018 sono state 14 su 251 (5,6%). Di questi 14 decessi, 13 erano dovuti all’eroina (92,6%) ed 1 (7,4%) all’assunzione inappropriata di metadone, quest’ultimo avvenuto in un camper. L’automobile, quindi, è uno dei luoghi in cui ancora si consuma eroina ed è da considerarsi un luogo a rischio, specie se parcheggiata in modo tale da sfuggire a sguardi indiscreti. In automobile sono stati rinvenuti 13 (8,2%) dei 159 soggetti deceduti per overdose da eroina. L’assunzione di eroina in automobile è tipica di quanti, dopo averla utilizzata per recarsi sul luogo dove hanno effettuato l’acquisto, sentono il bisogno di assumerla subito, spesso perché presentano già i sintomi dell’astinenza.

Un altro luogo chiuso legato, come l’automobile, al fenomeno del pendolarismo per l’acquisto di eroina sono le ritirate dei treni, i bagni delle stazioni (nei cui dintorni è spesso presente anche un luogo di spaccio) e gli anfratti immediatamente adiacenti alle stazioni stesse. Le persone ritrovate decedute in queste circostanze sono 10 (4%) su 251. Di questi 10 decessi, 7 sono correlabili all’uso di eroina, 1 all’assunzione di uno speedball, 1 a quella di cocaina e nell’ultimo non vi erano elementi sufficienti per ipotizzare una sostanza. Se sommiamo i decessi da eroina che sono avvenuti in automobile a quelli accaduti nei treni e nelle stazioni, se ne ricava che le morti da eroina correlabili al fenomeno del ‘pendolarismo’ costituiscono una quota significativa (20 su 159, 12,6%). Il fenomeno del pendolarismo, a sua volta, riconosce due soprattutto motivazioni: l’impossibilità a procurarsi l’eroina localmente oppure la volontà di ricercare una partita particolarmente potente di cui si è sentito parlare: quest’ultima eventualità costituisce un ulteriore fattore di rischio.

Dei 187 decessi occorsi in luogo chiuso, infine, 10 (5,3%) sono avvenuti in albergo. A questi sarebbero stati da aggiungere tre suicidi a mezzo droghe, che non sono stati inseriti nel database di GeOverdose, in quanto gli atti volutamente autolesionistici non sono stati rilevati. Gli alberghi, quindi, costituscono un luogo di consumo di droghe nonché un luogo scelto per il suicidio a mezzo droghe, Al tempo stesso gli alberghi possono costituire un possibile luogo in cui effettuare interventi di prevenzione.

 

Presenza di altre persone

Al momento del decesso, 170 persone (67,7%) erano sole, 50 (19,9%) in compagnia e per 31 (12,4%) non è stato possibile determinarlo. Se consideriamo unicamente gli eventi per cui questo dato è noto, il 77,3% era da solo ed il 22,7% in compagnia. A morire da soli sono stati soprattutto coloro che avevano consumato eroina rispetto a coloro che avevano utilizzato altre sostanze (85,4% vs 63,9%, p<0.001).

Overdose 2018: deceduti da soli o in compagnia

Più della metà dei soggetti deceduti per eroina(53,2%) aveva assunto la sostanza da solo. Questi dati, a nostro avviso, oltre a confermare l’elevato rischio derivante dall’assumere oppioidi da soli (e magari in luogo chiuso), rendono anche conto della riduzione drastica del consumo di eroina di gruppo, che rimane attuale solo in contesti residuali. Il consumo di gruppo, tipico della scena degli anni ottanta, sopravvive ormai solo in alcuni contesti, come ad esempio quello di Rogoredo, dove nel corso del 2018 GeOverdose ha registrato 4 decessi. Il declino del consumo di gruppo di eroina ha importantissime ricadute ed implicazioni pratiche in termini di prevenzione e riduzione del danno ed obbliga a rivedere profondamente alcune strategie di prevenzione, ormai da aggiornare (questo argomento, per la sua importanza, verrà trattato a parte sul blog). Questi dati, infine, ci confermano nello sviluppo di NeverDose, l’app per smartphone collegata a questo progetto, pensata proprio per coprire questo fattore di rischio.

 

Altre caratteristiche dei decessi

Per quanto i dati sulle altre circostanze associate ai decessi siano incompleti (questi dettagli non sempre riportati dagli organi di stampa), la loro analisi consente di acquisire ulteriori importanti informazioni.

Su 251 decessi, 5 (2%) sono sicuramente avvenuti subito dopo la scarcerazione o nel carcere stesso, a conferma di un fattore di rischio noto e riportato più volte in letteratura. I decessi associati a dimissione (più spesso autodimissione), espulsione o fine programma in comunità terapeutica o avvenuti all’interno della comunità stessa, invece, sono almeno 10 (4%). Questo suggerisce che le iniziative intraprese (dalla SITD stessa, ma anche dalle maggiori associazioni che riuniscono le comunità terapeutiche) volte a definire procedure che riducano il rischio clinico associato ai trattamenti drug-free sono più che opportune e supportate dall’evidenza.

Abbiamo anche registrato 4 episodi di overdose simultanea, ovvero episodi in cui più di una persona è stata vittima di overdose per aver assunto sostanze nella medesima occasione. Di questi, due episodi hanno riguardato la morte contemporanea di due persone (un episodio a Bologna ed uno in provincia di Catania), in entrambi i casi per eroina. Gli altri due episodi sono avvenuti in Sardegna, uno per eroina ed uno per cocktail di droghe non meglio precisate ed alcol. Negli episodi avvenuti in Sardegna, invece, una persona è deceduta e l’altra è riuscita a salvarsi. Questi decessi, proprio per la simultaneità, sono suggestivi di assunzione di sostanza di particolare purezza o adulterate e sono oggettivamente pochi (6 decessi e 2 ricoveri).

GeOverdose ha raccolto anche i decessi acuti correlati all’assunzione di droghe e/o alcol non dovuti direttamente ad uno stato di intossicazione acuta, ma per i quali questa è da considerarsi come la concausa che ha dato il via all’evento (con l’esclusione degli omicidi e dei decessi per traumatismo stradale). I decessi non dovuti direttamente ad intossicazione acuta sono stati 12 (4,8%) di cui 4 associati all’uso di alcol (33,3%), 3 all’eroina (25%), 2 all’uso di cocaina (16,7%), 2 all’assunzione di un cocktail di droghe ed alcol (16,7%) ed 1 a seguito di uno speedball (8,3%). La modalità con cui GeOverdose raccoglie i dati, consente un’analisi dei meccanismi di questi decessi, che fornisce indicazioni molto interessanti. In 9 casi su 12 (75%) la causa è stata la caduta, che però si realizza con dinamiche profondamente diverse a seconda della sostanza. Per l’eroina (1 caso) il decesso è avvenuto per trauma cranico a seguito di perdita di coscienza per overdose non fatale. Nel caso dell’alcol, invece, prevalgono le cadute da grandi altezze (balconi, finestre, terrazze ed addirittura burroni all’uscita dalla discoteca in due casi). I decessi dovuti a cadute da grandi altezze (maggiori di 10 metri) sono 6 su 12 (50%), di cui 2 da alcol, 2 da cocktail di droghe con alcol, 1 da cocaina ed 1 da speedball. Le due persone precipitate sotto effetto di cocaina o dopo essersi fatto uno speedball, invece, si sono lanciate nel vuoto in preda ad un delirio allucinatorio e persecutorio, per sottrarsi ad una minaccia incombente (polizia, cani affamati). Altri due decessi (uno associato all’uso di cocaina e l’altro a quello di alcol) sono avvenuti per cadute da altezze molto inferiori. Infine, una donna è morta per annegamento dopo essere caduta ubriaca in una piscina ed un’altra per dissanguamento acuto, dopo aver inavvertitamente bucato l’arteria femorale, mentre cercava di iniettarsi eroina nell’inguine.

 

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