2017, anno funesto. Record storico di produzione di eroina e cocaina
Il 15 novembre 2017, sul sito dell’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), è stato pubblicato l’Afghanistan Opium Survey per il 2017,[1] il rapporto annuale stilato dagli uffici delle Nazioni Unite sulla produzione afghana di oppio e quindi, potenzialmente, di eroina.
Nel 2017 la coltivazione del papavero in Afghanistan è esplosa: l’estensione delle piantagioni è passata da 201.000 ettari a 328.000, un incremento del 63%. La produzione di oppio è quasi raddoppiata rispetto all’anno precedente, raggiungendo le 9.000 tonnellate e superando così anche il record del 2007, che era di 7.400 tonnellate. La produzione di eroina mondiale sarà di almeno 600 tonnellate. Mai tanta nella storia dell’umanità.
Il 18 luglio precedente, sullo stesso sito, era stato pubblicato il Monitoreo de territorios afectados por cultivos ilícitos 2016,[2] l’ultima stima sulla coltivazione di coca in Colombia. L’estensione delle piantagioni di coca in Colombia è cresciuta del 52% rispetto al 2015 passando da 96.000 a 146.000 ettari con una produzione di cocaina di 866 tonnellate, a fronte delle 649 del 2015 (+33%).
Tradotto in termini poveri, le piazze di spaccio di tutto il mondo stanno per ricevere una maxi fornitura di eroina e cocaina.
Il papavero in Afghanistan cresce indisturbato e la superficie di piantagioni estirpata negli ultimi anni è passata dal 10% allo 0,2%. La maggior parte dei finanziamenti per la riconversione delle piantagioni sono stati utilizzati per acquistare pompe e pannelli solari per irrigare le aride province del sud, quelle dove si concentra la coltivazione.
I soldati dell’ISAF attraversano le piantagioni e tirano dritto, ridacchiando e masticando gomma americana. E’ oltremodo chiaro che gli Stati Uniti e la NATO tutta abbiano rinunciato alla guerra all’oppio in nome di quella al terrorismo. Lo comprenderebbe anche un bambino. Con le conseguenze di questa rinuncia, però, a noi toccherà fare i conti.
Questa montagna di eroina e cocaina non arriverà subito in Europa, ma impiegherà circa un paio di anni. Vi sarebbe quindi il tempo necessario per organizzare una risposta, in termini di prevenzione e riduzione del danno, a quello che si preannuncia come un periodo di crisi.
Altrimenti il rischio di ritrovarci, ancora un volta, a rincorrere l’emergenza è molto elevato.
[1] https://www.unodc.org/documents/crop-monitoring/Afghanistan/Afghan_opium_survey_2017_cult_prod_web.pdf
[2] https://www.unodc.org/documents/colombia/2017/julio/CENSO_2017_WEB_baja.pdf