Dal policonsumo all’eroina: un’ipotesi sulla diffusione del chasing in Italia
Sul piano tossicologico e dei comportamenti, l’aspetto più rilevante che caratterizza i nuovi consumatori di eroina è rappresentato dal fatto che la maggior parte di queste persone non usa la siringa, ma assume la sostanza fumandola con il metodo della stagnola. Secondo i dati dell’Osservatorio Metropolitano per le Dipendenze dell’AUSL di Bologna ormai, fra le nuove prese in carico, due eroinomani su tre usano la stagnola. Per chi conosce la storia dell’eroina nel nostro Paese e l’atteggiamento degli eroinomani italiani nei confronti della siringa, questa non è una modificazione di poco conto, ma una vera e propria rivoluzione epocale, specie se si considera che i tentativi effettuati in passato dai servizi di riduzione del danno per modificare la via di assunzione dell’eroina erano stati un insuccesso totale.
Perché i giovani eroinomani da alcuni anni usano la stagnola? Da chi hanno appreso la tecnica, dato che nessuno in Italia la praticava? Quali dinamiche sottende questo fenomeno? Quali le ricadute sulla malattia? Conviene assecondare questa tendenza? Si potrebbe continuare. Sono interrogativi legittimi ed importanti, da cui far discendere politiche di intervento e prevenzione. Non è semplice studiare queste dinamiche quando ormai sono già in buon parte avvenute. Trovare una spiegazione, anche a posteriori, però, è importante.
Vi sono solo due dati certi ed incontrovertibili: a) alla fine del secolo scorso gli eroinomani italiani erano praticamente tutti iniettori b) fino a una quindicina di anni orsono la pratica del chasing era presente solo fra gli eroinomani immigrati di origine magrebina, con un rapporto identico a quello che oggi si osserva fra gli italiani, ovvero in due casi su tre. Queste osservazioni permettono di ipotizzare che, qualunque sia stata la dinamica, la pratica del chasing è stata diffusa fra gli eroinomani italiani proprio dagli immigrati. Comprendere in che modo questo sia effettivamente avvenuto sarebbe di fondamentale importanza e non tanto per seguire l’evoluzione del fenomeno, quanto per la predisposizione di strategie di prevenzione. In ogni caso, la spiegazione non può che essere cercata a posteriori, visto che ormai si tratta di un cambiamento già avvenuto e peraltro con dati stabilizzati. In mancanza di studi italiani, possiamo rifarci a quelli effettuati altrove e poi tentare di trasferire il modello al nostro caso. In mancanza di altro, è meglio che niente.
Il riferimento migliore è l’Olanda, dove sono più di 30 anni che la maggior parte degli eroinomani ‘insegue il drago’. Come è avvenuto in Italia, questa modalità si è imposta in pochi anni, subentrando a quella endovenosa. Agli inizi degli anni ’70 gli eroinomani olandesi erano quasi tutti iniettori. L’eroina presente sul mercato locale era di grado 4 (cloridrato di eroina) e proveniva dal Triangolo d’Oro. Nel traffico era coinvolta la piccola comunità cinese, che consumava oppio nella fumeria di Binnen Bantammerstraat ad Amsterdam. I cinesi residenti in Olanda importavano l’oppio per le proprie esigenze dall’estremo oriente, facilitati dall’enorme traffico merci dei porti di Amsterdam e Rotterdam, difficili da controllare.
Nel 1975 l’Olanda concesse l’indipendenza al Suriname (ex Guyana olandese), concedendo ai suoi cittadini cinque anni di tempo per emigrare in Europa ed acquisire la cittadinanza. Giunsero in 40.000, seguiti da altre due ondate importanti, una nel 1980 (allo scadere del periodo concesso) e un’altra nel 1982, a seguito degli ‘omicidi di dicembre’, perpetrati dalla giunta militare (che si era insediata nel frattempo). La maggior parte di queste persone si diresse nella maggiori 4 città olandesi: Amsterdam, Rotterdam, L’Aja e Utrecht. Una parte degli immigrati dal Suriname erano cinesi Hakka (un’etnia che popola soprattutto le province del sud-est della Cina), giunti in Guyana seguendo i traffici (anche di oppio) della Compagnia delle Indie. In questo modo, una parte della comunità cinese proveniente dal Suriname si ricongiunse a quella già presente in Olanda.
Gli immigrati del Suriname, oggi ben integrati nella società olandese, facevano invece fatica a trovare lavoro, così la comunità cinese Hakka proveniente dal Suriname iniziò a trasformare l’oppio in eroina di grado 3 (il passaggio ulteriore era complicato da fare) dando origine alla brown sugar. Per migliaia di immigrati provenienti dal Suriname la brown sugar diventò così il mezzo per la sopravvivenza. Inutile aggiungere che, come è avvenuto in Italia per i magrebini, questi ‘pusher per necessità’ si intossicarono quasi tutti, ma quello che a noi importa è che essi appresero dai cinesi come fumare l’eroina ‘inseguendo il drago’ (diffusione primaria). L’eroina che gli immigrati del Suriname mettevano in vendita non era adatta per l’iniezione. Gli iniettori olandesi (abituati alla bianca, che si scioglieva facilmente in acqua e non necessitava né di essere scaldata né di limone) non videro di buon occhio la nuova eroina, che però aveva il pregio di essere economica e di ottima qualità.
Fu così che i pusher del Suriname promossero la pratica di ‘inseguire il drago’ fra i clienti olandesi (diffusione secondaria), anche fra coloro che non avevano ancora mai usato eroina e fra gli sperimentatori. Si trattò di una promozione che comprendeva il regalare le dosi da provare, insegnare la tecnica e tenere bassi i prezzi, soprattutto all’inizio. In questo modo in Olanda si selezionò una nuova tipologia di consumatore di eroina, che si affiancò a quella precedente degli iniettori, che continuò a cercare l’eroina bianca.
Il mercato illegale, quindi, sembra enormemente più efficace di qualsiasi campagna di prevenzione nel condizionare i comportamenti, specie se assieme alla sostanza viene promossa la tecnica per assumerla. La dinamica olandese è ben studiata e risulta chiara ed intellegibile, ma quello che a noi interessa è in quale modo possiamo adattarla alla vicenda italiana.
Alla luce delle dinamiche osservate negli ultimi 15 anni e di quelle approfondite dagli olandesi, è possibile formulare un’ipotesi che spieghi la diffusione della pratica della stagnola nel nostro Paese. L’ipotesi (confermata da molti indizi) è semplice: la funzione esercitata in Olanda dagli immigrati del Suriname nel nostro Paese è stata svolta dagli eroinomani-spacciatori magrebini. Questi ultimi sono coinvolti con lo spaccio di eroina da oltre 20 anni tanto che, ad un certo punto, il loro numero e la loro offerta sopravanzavano quella del loro mercato, che si svolgeva all’aperto ed era limitato alla piazza. L’unico modo di allargare il mercato non era mettersi in concorrenza con gli spacciatori italiani (ritirati in casa a gestire giri ristretti di gente fidata) ma acquisire nuovi clienti.
Così i magrebini hanno iniziato a frequentare i luoghi del divertimento (discoteche, centri sociali, rave più o meno legali) in cui sapevano si consumavano altre sostanze effettuando un’offerta variata, ma proponendo soprattutto eroina e promuovendo il metodo della stagnola, per abbattere le resistenze legate all’utilizzo della siringa. In questo modo, così come è avvenuto in Olanda, al giro ‘storico’ dell’eroina si è aggiunta una nuova popolazione di eroinomani, selezionata fra gli assuntori di altre droghe.
I giovani consumatori che fumano eroina, quindi, sono una popolazione che si aggiunge a quella degli eroinomani storici e non la loro evoluzione diretta. Solo una dinamica di questo tipo può spiegare la brusca inversione nella via di assunzione dei nuovi eroinomani. Rimane da comprendere come sia avvenuta la diffusione primaria, ma è verosimile che i magrebini abbiano appreso la tecnica dai connazionali passati per il Nord-Europa.
L’eroina, quindi, sarebbe entrata nel mondo della notte e del policonsumo, veicolata dai magrebini, che ne hanno promosso l’assunzione per via inalatoria fra i policonsumatori, per vincere le resistenze legate all’uso della siringa.
Così il mondo delle discoteche e dei rave illegali è stato contaminato dall’eroina. Nel corso di questi raduni, infatti, vengono consumati molti tipi di droghe, spesso contemporaneamente. Fra queste, un posto di rilevo occupano gli eccitanti e gli empatogeni, utilizzati per sostenersi durante la notte e indurre empatia. Entrambe queste classi di droghe, se utilizzate in quantità (e ballando per ore), possono indurre una situazione molto sgradevole al termine dell’effetto, che si presenta verso l’alba. La persona si sente sospesa (hanged-over) fra il crollo fisico e psichico, che la porterebbe a rilassarsi e gli effetti residui degli eccitanti, che non lo consentono. Difficilmente, infatti, un partecipante a questo tipo di feste riesce a riposare prima del pomeriggio dell’indomani. Questi momenti, che si realizzano per la concomitanza della grande stanchezza e degli strascichi degli effetti dell’eccitante, possono essere caratterizzati anche da una profonda carica di tristezza, che subentra all’entusiasmo della festa e ne appanna l’esperienza (down), nonché da altre emozioni negative. In pratica: si può essere stanchi, spossati, ma non riuscire a dormire ed avere brutti pensieri. In questi momenti alcuni utilizzano altre sostanze con effetti più sedativi, con lo scopo di ridurre le conseguenze degli effetti delle droghe assunte e favorire il rilassamento (queste sostanze in gergo vengono indicate come ‘paracadute’). Le sostanza più utilizzata è stata inizialmente la ketamina, ma a questa ha iniziato ad affiancarsi col tempo l’eroina, sicuramente più efficace per questo fine. In questo modo l’eroina può aver conquistato l’indulgenza di alcuni giovani ed ha avuto l’opportunità di tornare a penetrare in una fascia di età nella quale non era più di moda.
Anche le nuove dinamiche dello spaccio di strada possono aver contribuito alla diffusione dell’eroina fumata fra i giovani: molti giovani eroinomani raccontano la stessa storia, ovvero di essersi recati in piazza cercando del ‘fumo’ o pastiglie e di aver ricevuto una proposta di eroina, a prezzi stracciati ed accompagnata dalle istruzioni per assumerla senza utilizzare la siringa. Non ultimo, il successo dell’eroina fumata è legato anche al crollo del prezzo della sostanza ed all’aumento della percentuale di principio attivo nelle dosi destinate allo spaccio al dettaglio, entrambe rese possibili dall’inarrestabile aumento della produzione di oppio afghano.
In questo modo in Italia si sono ormai selezionate due popolazioni distinte di eroinomani, gli iniettori e gli inalatori, che pongono problemi diverse e che richiedono approcci diversi, in termini di prevenzione e terapia e questa distinzione deve d’ora innanzi essere tenuta presente nella ricerca e nella pratica clinica.
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