Salute pubblica e politiche internazionali sulle droghe


Tra qualche giorno alle Nazioni Unite (UN General Assembly’s Special Session UNGASS; April 19–21, 2016) si ridiscuteranno, dopo 18 anni, le politiche mondiali sulle droghe, e ci sono grandi speranze per una revisione più orientata ai diritti umani, a pace sicurezza e sviluppo, piuttosto che alla semplice riduzione della domanda con mezzi più o meno coercitivi e  punitivi.Infatti c’è un generale consenso sul fatto che la pluridecennale “guerra alla droga” abbia fallito i propri obiettivi, e gli esiti in termini di salute pubblica non siano stati all’altezza delle aspettative, inducendo al contrario un aggravamento dei comportamenti a rischio sanitario e sociale.

In funzione di questa nuova tappa decisionale, la prestigiosa rivista medica The Lancet insieme all’università John Hopkins hanno messo assieme una commissione di esperti internazionali che ha compilato una corposa revisione sull’impatto delle politiche internazionali sulla salute della popolazione mondiale, e che nel primo numero di aprile è stata pubblicata con accesso libero dopo registrazione gratuita.

L’articolo è ampio e documentato, una lettura impegnativa. C’è anche un sommario iniziale, più gestibile,  nel quale vengono enunciati undici punti fondamentali, proposti dalla commissione per i nuovi orientamenti internazionali (la seguente è una mia traduzione libera e ridotta):

  1. Decriminalizzare uso e piccolo spaccio e potenziare in questi casi la presa in carico sanitaria e sociale
  2. Ridurre l’uso della forza e la militarizzazione delle azioni nei confronti di soggetti non violenti o di specifici gruppi etnici
  3. Potenziare i servizi di riduzione del danno, di somministrazione controllata e di terapia farmacologica
  4. Potenziare i servizi per il trattamento di infezioni da HCV, HIV e tubercolosi e l’invio delle persone che fanno uso di sostanze
  5. Potenziare l’uso dei farmaci controllati
  6. Ridurre in particolare l’impatto negativo delle leggi contro le droghe sulle donne e sulle famiglie, nei casi di violazioni legali non violente
  7. Rivalutazione dell’impatto sanitario degli interventi per la distruzione delle piantagioni (es. l’uso di diserbanti pericolosi) e ricerca di alternative che favoriscano lo sviluppo
  8. Scelta di una copertura economica per la ricerca scientifica sulle sostanze che non abbia pretese di indirizzo ideologico e in particolare non ecceda nell’inquadramento come patologia di ogni uso di sostanze
  9. Potenziamento del ruolo delle Nazioni Unite nelle politiche sulle droghe, e delle valutazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla pericolosità delle singole sostanze
  10. Uso di indicatori di salute, sviluppo e diritti umani nella valutazione degli esiti delle politiche sulle droghe, formulati dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, con occhio particolare a donne, bambini, minoranze, giovani e indigenti
  11. Tendenza graduale versi un mercato delle sostanze legalizzato su basi scientifiche, anziché lasciato alla criminalità.

Leggendo l’articolo intero si possono trovare molti spunti di riflessione pure per le politiche di gestione, in piccolo,  di un umile ambulatorio per le dipendenze patologiche, per distaccarsi dalla routine e rendere più concreti e utili gli obiettivi del proprio operato.

http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)00619-X/


 

(ringrazio Salvatore Giancane, e, a monte,  Gian Paolo Guelfi per la segnalazione dell’articolo)

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