Dove trovare gli articoli scientifici su internet

Era da tanto che volevo scrivere un post sui modi per leggere gratuitamente gli articoli scientifici su internet. Chiunque voglia documentarsi direttamente – senza il tramite di altri che condizionino, magari per motivi commerciali, il suo apprendimento, e ce ne sono – potrà confermare che una buona parte degli articoli scientifici può venire letta solo pagando 30 o più dollari ad articolo: una cifra improponibile per un singolo, ed estremamente onerosa per le biblioteche pubbliche. È giusto che si sappia che i ricercatori che scrivono gli articoli e quelli che li revisionano (peer review) in nessun modo sono retribuiti da queste cifre, ed in certi casi anzi potrebbero pure aver pagato un contributo economico per poter pubblicare il loro lavoro: i soldi pagati dai singoli per leggere gli articoli o dalle biblioteche per accedere alle riviste scientifiche vanno direttamente agli Editori delle riviste, per il lavoro di raccolta, pubblicazione, scelta dei revisori, e per il prestigio conseguito in passato dalle loro riviste.

Purtroppo il mondo va così, la conoscenza si paga, la competenza che deriva dalla conoscenza quindi è pure a pagamento, e certamente i datori di lavoro dei clinici delle dipendenze difficilmente hanno fondi da investire per questo nobile motivo.

Aaron Swartz

La libera disponibilità della ricerca è un argomento di cui oramai parla tutto il mondo scientifico (e medico), e purtroppo la scintilla di questo interesse è stato il suicidio, nel 2013, di Aaron Swartz, giovane programmatore di successo ed idealista. Aaron voleva “liberare” quasi cinque milioni di articoli scientifici, scaricandoli da un database a pagamento e mettendoli a disposizione di tutti. Gli articoli erano già di pubblico dominio nella versione cartacea, ma quella online si doveva pagare cara. Beccato dalla Legge, gli era stata prospettata una condanna fino a 35 anni di carcere con una multa fino a un milione di dollari, e il ragazzo, a 26 anni, si è impiccato.

Possiamo solo sperare che nessun altro muoia o si faccia male per la libertà della scienza. Nello spirito di Aaron, e nel suo ricordo, vediamo oggi cosa si può fare.

Chi voglia oggi leggersi la ricerca scientifica in originale, avrà a disposizione alcune possibilità legali ed altre illegali.

Partiamo da quelle legali.

Prima, ovviamente, bisogna identificare gli articoli che interessano, per esempio sui servizi Pubmed e Google Scholar, sui quali non mi dilungo, a meno che qualcuno non voglia qualche chiarimento. Già dalle pagine di questi servizi è possibile provare se i link all’articolo completo restituiscono direttamente il pdf dell’articolo senza chiedere soldi (spesso capita).

Se invece compare la pagina dell’editore che vuole il pagamento, non bisogna disperare, perché una parte degli articoli scientifici è comunque disponibile altrove su internet. Non è sempre semplicissimo trovarle, ma fortunatamente ci sono delle strategie.

La più semplice è quella di installare un’estensione sul proprio browser (deve essere Chrome o Firefox, mentre Internet Explorer per adesso non è previsto), chiamata Unpaywall. Una volta installata, andando sulla pagina di un articolo scientifico, se l’articolo è disponibile appare sul fianco destro della finestra del browser un catenaccino verde, che può essere cliccato e porta direttamente all’articolo.

Se l’articolo non viene trovato in questa maniera, è possibile provare a cercarlo anche su Researchgate, che è un social network specifico per la ricerca scientifica, dove gli autori possono mettere a disposizione i propri articoli, ed è anche possibile richiederli direttamente. È necessario iscriversi, ma l’iscrizione è gratuita, ed è possibile “seguire” (come si fa su altri social network) specifici Autori o tematiche di interesse, e spedire o ricevere messaggi, e proposte di lavoro. Di recente, purtroppo, gli Autori sono stati forzati a ritirare la disponibilità degli articoli che gli editori vendono per denaro.

Alcuni articoli, specie i più recenti, possono essere legalmente reperiti in forma di preprint, cioè il manoscritto inviato all’editore ma ancora non formattato e modificato sulla base delle opinioni dei referee, su appositi server:

Ovviamente i referee possono chiedere anche modifiche sostanziali, quindi non è detto che la versione in preprint sia identica alla definitiva.

Se si hanno a disposizione soldi per un abbonamento, è anche possibile accedere a servizi che consentono di leggere (non scaricare o stampare) gli articoli per un tot mensile. Io in passato ho usato Deepdyve e continuo a pagarne l’abbonamento mensile, più che altro perché essendo stato uno dei primi abbonati mi è stato accordato un abbonamento “a vita” (vabbè) per una cifra molto molto minore di quella richiesta oggi, che è di 40 dollari al mese. C’è però la possibilità di un periodo di prova gratuito di due settimane, e superato questo, entro il primo mese si può rinunciare al servizio ottenendo il rimborso della prima mensilità, così magari qualcuno potrebbe essere interessato a provare. Ad onor del vero, debbo dire che la maggior parte delle riviste scientifiche che mi interessano non sono presenti, ma è possibile che per qualcun altro il servizio sia più utile.

E se con le vie legali non trovo gli articoli che mi servono, che faccio, devo pagare? Calma. Vediamo cosa si può fare, con le dovute precauzioni perché non vorrei fare la fine di Aaron, neppure in piccolo.

Il sistema più vicino alla legalità è farsi mandare da un privato una copia dell’articolo. Ma come si fa? Si fa con Twitter, o con Reddit.

Twitter (di recente rinominato X) è abbastanza ben noto in Italia, è un social network a cui ci si può iscrivere gratuitamente e con il quale ci si scambiano brevi messaggi e link a foto, video, siti internet o altri materiali multimediali. È caratterizzato, per classificare i messaggi, dai cosiddetti hashtags, cioè termini (tutti uniti senza spazi in mezzo) preceduti dal carattere “#” che in italiano viene detto cancelletto ma in inglese hash. Quando un messaggio contiene l’hashtag #ICanHazPDF vuol dire che è come un messaggio in una bottiglia lanciato nel mare di Twitter, alla ricerca della copia PDF di una pubblicazione scientifica. Nel resto del messaggio uno mette gli estremi della pubblicazione desiderata, invia, ed aspetta un’anima buona che abbia un collegamento ad una biblioteca universitaria o ad un altro servizio simile, che gli invii come messaggio diretto l’articolo desiderato. La buona notizia è che simili anime misericordiose ci sono, la cattiva notizia è che non sempre sono disponibili o trovano l’articolo: ma può valere la pena di provare. Se per caso si riceve l’articolo da qualcuno, è buona norma cancellare il messaggio inviato, in maniera da non impegnare altri nella ricerca. Per dare un’occhiata al continuo traffico di articoli che c’è su Twitter, basta cliccare qui: https://twitter.com/search?q=%23icanhazpdf .

Su Reddit, un altro social network purtroppo meno noto in Italia, si può fare la medesima cosa nella sezione Scholar, postando i dati dell’articolo che serve, aspettando l’anima buona che te lo invii, e segnalando poi (è tutto spiegato, in inglese) che la richiesta è stata soddisfatta. Su Reddit, è meglio far richiesta solo se l’articolo è indisponibile con tutti gli altri metodi, sia legali che illegali, altrimenti può capitare di venire cordialmente sgridati.

Si, perché ci sono altri metodi un pochino più illegali. Non si parla certamente di andare a rapinare una biblioteca universitaria con il passamontagna in testa o di andare a scorazzare nei bassifondi di internet tra trafficanti d’armi, di droga o di esseri umani. Si tratta di collegarsi a siti che, per quanto siano conosciuti, apprezzati ed utilizzati a tappeto dalla comunità scientifica, sono comunque siti “pirati” perché hanno raccolto e mettono a disposizione gratuitamente i lavori scientifici che gli Editori invece mettono in vendita, e lo possono fare perché nati ed ospitati in nazioni che non hanno sottoscritto i trattati internazionali sul copyright.
Per motivi di opportunità e inevitabile ipocrisia che tutti vorranno capire e perdonare, non forniamo direttamente i link ai siti che ospitano i servizi, ma è ovvio che con le informazioni fornite è banale trovarli.

Alexandra Elbakyan

Partiamo da quello più famoso, Sci-Hub, che è la creazione di una giovane scienziata Kazaka, Alexandra Elbakyan. Alexandra, studiosa di computer e neuroscienze, frustrata dalla difficoltà di procurarsi gli articoli scientifici che le servivano per le sue ricerche, più o meno alla stessa età di Aaron Swartz ha deciso di combattere anziché arrendersi, e in quattro e quattr’otto ha messo su un algoritmo che raccoglie i PDF dei lavori scientifici dalle biblioteche universitarie di tutto il mondo (di cui ricercatori “collaborazionisti” le mandano in segreto le password di accesso) conservandoli e mettendoli a disposizione di chiunque si colleghi al suo sito. La semplicità di funzionamento ed il successo nella comunità scientifica sono stati tali che Alexandra ed il suo servizio sono stati presentati dalle prestigiose riviste scientifiche Science e Nature – dalla quale è stata scelta tra i 10 personaggi più prestigiosi nella scienza per l’anno 2016 – pur contro il loro diretto interesse imprenditoriale, perché ovviamente il servizio causa, a loro ed agli altri editori scientifici, grosse perdite economiche. Anche Repubblica ha pubblicato un articolo e un’intervista, e così pure le rivista online Il Post e Internazionale.

È possibile seguire le novità in tema su sul suo Twitter personale o su quello di Sci-Hub, ed anche, sia pure con meno aggiornamenti, su Facebook.
Collegandosi al suo sito, è molto facile trovare le copie PDF degli articoli inserendone gli estremi nella casella di ricerca: si può inserire la URL della pagina della rivista scientifica che porta all’articolo, oppure il numero identificativo DOI dell’articolo, o il numero identificativo PMID che è contenuto nella pagina di Pubmed dell’articolo, o anche – ma non funziona sempre – il titolo dell’articolo.

C’è un’estensione per Chrome e Firefox che ne facilita l’uso (ma non è detto che rimanga online a lungo).

Sci-Hub utilizza come deposito definitivo degli articoli un altro servizio pirata ospitato in Russia, chiamato Library Genesis (articolo su Wikipedia), che non raccoglie solo articoli scientifici, ma anche libri (sia scientifici che di altro genere), riviste e fumetti. Anche qui si entra con il DOI dell’articolo, ma pure con il titolo o con gli autori.

Un servizio simile è reperibile nel sito Z-library (articolo su Wikipedia), di recente vittima della giustizia statunitense che ne ha oscurato i server, ma ancora reperibile con un minimo di impegno in più.

Più recentemente è comparso il sito Anna’s Archive (articolo su Wikipedia), che ha l’ambizione di “archiviare tutta la conoscenza e la cultura dell’umanità e rendere questa conoscenza e questa cultura disponibili a chiunque nel mondo” e che forse al momento è il più fornito.

Laddove le Autorità blocchino l’accesso internet a questi siti, è possibile modificare i propri DNS utilizzando DNS non soggetti alle censure nazionali (operazione generalmente semplicissima, cercate su internet come fare per il vostro dispositivo e sistema operativo – io uso i DNS di AdGuard che proteggono anche da siti malevoli), oppure utilizzare un browser che abbia accesso al Deep Web, per esempio tramite la rete Tor che rende non tracciabile (fino a un certo punto, eh) il computer che origina la ricerca e supera molti dei filtri imposti dalle varie nazioni.

Infine ci sono dei bot (risponditori automatizzati) su Telegram, molto ben fatti, che riescono a reperire anche gli articoli più recenti. Non mi sento di riportarne il nome qui perché Il Grande Fratello Ci Ascolta, ma cercando “academic publications” sarà facile trovare il bot che serve. È persino possibile duplicarli per farsi un bot personale, molto più difficilmente individuabile dai cacciatori di pirati, per poter studiare indisturbati.

Questo è l’elenco dei sistemi che conosco. Ovviamente a questi vanno aggiunti i contatti diretti con gli Autori dei lavori scientifici, i contatti con le Biblioteche biomediche che per tariffe più o meno accessibili possono inviare i PDF o le copie cartacee, o il vecchio sistema di andarsene di persona in una biblioteca biomedica, a Roma, a Milano o in qualche altro grosso centro, dopo aver verificato che ci sia quel che serve, e fotocopiare. Per trovare in quale biblioteca italiana sia presente una rivista, bisogna consultare il sito ACNP dell’Università di Bologna.

Giusto, sbagliato? Ognuno si faccia la sua opinione.

(Per chi volesse approfondire sulle montagne di soldi accumulate dall’editoria scientifica, su Alexandra Elbakyan e temi affini, consiglio questo articolo: “The biggest scandal in science” di Rohin Francis, medico e ricercatore.)

6 pensieri riguardo “Dove trovare gli articoli scientifici su internet

  1. Mariagrazia Fasoli ha detto:

    Grazie ho subito provveduto all’estensione di Chrome e funziona!

    1. debernardis ha detto:

      Quale, unpaywall o sci-hub?

  2. debernardis ha detto:

    Un altro bel motore di ricerca di articoli scientifici è Microsoft Academic: https://academic.microsoft.com

    che include l’ordinamento basato sul numero di citazioni (utile quando si ricerca il lavoro che ha aperto una certa linea di ricerca e/o si vuole rimanere nel mainstream)

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