Scuola di neuroetica: funzioni prosociali e dipendenze (Trieste 30 giugno – 1 luglio 2023)

Scuola di Neuroetica
Funzioni prosociali e dipendenze
Altruismo, empatia e compassione: il ruolo nella condizione, il peso nel trattamento del paziente e nel benessere dell’operatore

Trieste 30 giugno / 1 luglio
corso ECM

Disponibili borse di studio

tutte le informazioni sul programma, le biografie dei docenti e le modalità di iscrizioni sulla pagina:

https://indico.sissa.it/event/99/

Direzione scientifica: Stefano canali

Docenti
Stefano Canali (Università Roma Tre – SISSA)
Francesco Ferretti (Università Roma Tre)
Augusto Consoli (Presidente Società Italiana Tossicodipendenze)
Antonino Raffone (Università Roma “La Sapienza”)
Antonio Zuffianò (Università Roma “La Sapienza”)
Anna Donise (Università di Napoli)
Alessandro Pagnini (Università di Firenze)
Roberta Balestra (Direttore Servizi Dipendenze ASUGI Trieste)

Razionale scientifico

La ricerca clinica e di base sulle dipendenze sta subendo una straordinaria accelerazione che trae impulso dalle costanti nuove articolazioni di evidenze, linee di indagine e modelli di comprensione provenienti dai diversi settori di studio, dalla neurobiologia alle scienze cognitive.
Una area emergente di grande interesse è il ruolo delle funzioni prosociali, empatia e compassione, non solo, come facilmente è immaginabile, nel contesto del trattamento, ma anche, e piuttosto sorprendentemente, nei meccanismi neurobiologici e psicologici e nel modo in cui un individuo sviluppa e patisce la propria individuale condizione di dipendenza.
I comportamenti e le funzioni prosociali si riferiscono in generale alle azioni, ai processi affettivi, motivazionali e cognitivi che vanno a beneficio degli altri o della società nel suo complesso: altruismo, cooperazione, empatia e compassione. La ricerca neuroscientifica e le scienze psicologiche stanno facendo luce soprattutto sui meccanismi e i processi normali e patologici dell’empatia e della compassione, nonché sulle loro implicazioni sui comportamenti patologici, come le dipendenze da sostanze e comportamentali e sul loro trattamento.
L’empatia è la capacità di comprendere e condividere le emozioni, le prospettive e le esperienze degli altri. Comporta risonanza emotiva e comprensione cognitiva, e consente agli individui di sentire affettivamente ciò che provano e pensano gli altri e di rispondere con attenzione e preoccupazione. Col termine compassione si indica invece un costrutto psicologico complesso che si riferisce al provare sentimenti per una persona che sta soffrendo ed essere motivati ad agire per aiutarla (Goetz et al., 2010, Lazarus, 1991). Ad esempio, nel suo lavoro fondamentale sulle emozioni umane, Lazarus definisce la compassione come: “Essere commossi dalla sofferenza di un altro e desiderare di aiutarlo” (p. 289). Analogamente, in un’importante revisione sistematica della compassione e delle sue origini evolutive, Goetz et al. la definiscono come: “il sentimento che nasce nell’assistere alla sofferenza di un altro e che motiva il successivo desiderio di aiutare” (p. 351). Queste definizioni hanno in comune il suggerimento che la compassione non consiste solo nel sentirsi toccati dalla sofferenza di una persona, ma anche nel voler agire per aiutarla, nella motivazione all’aiuto e nella effettiva messa in moto per aiutare. In questo senso la compassione si fonda sulle componenti cognitive ed affettive dell’empatia integrandole con quelle motivazionali e del passaggio all’azione per fini prosociali. Per questo l’empatia e la compassione si caratterizzazione per la diversità e la specificità dei correlati cerebrali.
L’empatia coinvolge una rete complessa di regioni cerebrali e processi neurobiologici che facilitano la percezione delle emozioni altrui, la comprensione, la simulazione interna di tali emozioni e la risposta emotiva. Le regioni coinvolte includono l’insula, il giro cingolato anteriore, la corteccia prefrontale mediale e il sistema dei neuroni specchio. Oltre a quelli condivisi con l’empatia, tra i correlati cerebrali della compassione troviamo invece vie e centri fondamentali nei processi motivazionali e nel passaggio all’azione la corteccia prefrontale mediale, i gangli della base e il sistema cerebrale di ricompensa, tutti circuiti peraltro implicati nella fisiopatologia delle dipendenze.
Empatia e compassione sono chiaramente ingredienti fondamentali delle relazioni terapeutiche efficaci. Le interazioni empatiche e compassionevoli possono facilitare la fiducia, il senso di autoefficacia, promuovere un ambiente di sostegno per le persone che cercano aiuto per le dipendenze e facilitare la ritenzione in trattamento. La ricerca ha dimostrato che gli approcci empatici e compassionevoli nel trattamento delle dipendenze migliorano l’esito dei percorsi, aumentano il coinvolgimento e promuovono il recupero a lungo termine. Sviluppare e affinare questi tratti prosociali è così fondamentale per il personale dei servizi per le dipendenze per stabilire legami significativi con i clienti e fornire un supporto efficace.
Nel contesto delle dipendenze, le funzioni prosociali svolgono un ruolo fondamentale nella promozione del recupero e nella prevenzione delle ricadute. La ricerca ha dimostrato che sviluppare le funzioni prosociali attraverso training e percorsi specifici di addestramento o impegnandosi in attività prosociali può aumentare il benessere, ridurre il craving e fornire una struttura di comportamenti, di significati, di scopi e di connessione sociale profonda alle persone con disturbi da uso di sostanze. La comprensione dei meccanismi e delle tecniche alla base dei comportamenti prosociali può per queste ragioni contribuire in modo significativo all’efficacia del trattamento delle dipendenze.
Allo stesso tempo però la ricerca sperimentale sta dimostrando che l’empatia ha un ruolo fondamentale anche nell’autocontrollo, nel controllo volontario del comportamento, una componente critica, la cui compromissione rappresenta l’elemento patognomonico della dipendenza stessa. Ricerche recentissime stanno dimostrando che gli individui con una maggiore inclinazione ai comportamenti prosociali mostrano livelli più elevati di autocontrollo. Considerando i bisogni e il benessere degli altri, gli individui hanno maggiori probabilità di regolare i propri impulsi, di ritardare la gratificazione e di fare scelte in linea con gli obiettivi a lungo termine. Le funzioni prosociali favoriscono l’autocontrollo promuovendo una prospettiva che va oltre la gratificazione egoistica e immediata e rafforzando i valori associati alla responsabilità sociale e alla cooperazione. L’empatia infatti implica l’assunzione di prospettive, la regolazione emotiva e la capacità di considerare le conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Grazie all’empatia con gli altri, gli individui possono sviluppare un maggiore senso di responsabilità e diventano più propensi a impegnarsi nell’autocontrollo per evitare di causare danni o disagio. L’empatia promuove anche il cambiamento di prospettiva personale, una più forte empatia coi propri Sé futuri. Per queste ragioni, migliori capacità empatiche correlano con più elevate capacità di proiettarsi nel tempo futuro e di sentirsi coinvolti con i propri Sé futuri negli scenari di vita futuri che possono scaturire dalle conseguenze delle scelte presenti. Questa risonanza emotiva e cognitiva coi propri Sé futuri porta così un ridotto sconto intertemporale, una minore impulsività, una maggiore propensione verso scelte a lungo termine rispetto a scelte per ricompense immediate, un più forte autocontrollo. Sono evidenze che hanno importanti implicazioni nella clinica delle dipendenze, considerato che i soggetti dipendenti sono tipicamente affetti da un elevato sconto intertemporale, presentano grande impulsività e tendenza a preferire la ricompensa immediata legata all’assunzione della sostanza rispetto alle ricompense a lungo termine derivante dalla scelta dell’astensione e a cui riconoscono pure un maggiore valore.
La ricerca sta peraltro dimostrando sperimentalmente che esistono pratiche e training cognitivi e comportamentali, tra cui certe pratiche contemplative che possono potenziare empatia e compassione promuovendo fenomeni neuroplastici nelle vie e nei centri nervosi che mediano queste funzioni. Anche queste ricerche così possono avere un grande interesse applicativo per la clinica delle dipendenze.
Analogamente all’empatia anche la ricerca sulle basi biologiche e i processi psicologici della compassione suggeriscono nuovi modi di spiegare e trattare il nucleo centrale delle dipendenze: la perdita del controllo volontario del comportamento.
Le ricerche indicano che coltivare la compassione verso se stessi e gli altri porta a migliorare l’autoregolazione e l’autocontrollo. La compassione fornisce agli individui la motivazione ad agire in linea con i propri valori, anche in situazioni difficili. Favorisce un senso di interconnessione e promuove l’autocontrollo alimentando il desiderio di alleviare la sofferenza, di fare scelte etiche e di dare priorità al benessere di se stessi e degli altri. La compassione di Sé riduce l’autostigma, l’autosvilimento, il disprezzo di sé, il senso di colpa e la vergogna, che sono giudizi e stati d’animo. Questi da un lato acuiscono il vissuto di stress e il rimuginio, fattori che attivano il craving e facilitano le ricadute; dall’altro minano il senso di agentività e l’autoefficacia, fondamentali nel recupero.
La compassione inoltre attiva il sistema di ricompensa cerebrale, le cui funzioni sono inibite nella condizione di dipendenze e può quindi contribuire ad attenuare uno degli squilibri neurobiologici fondamentali da cui scaturiscono i sintomi. Come l’empatia anche la compassione può essere addestrata e potenziata attraverso training specifici, che possono quindi diventare dispositivi terapeutici integrativi all’interno dei servizi per le dipendenze.
Per quanto riguarda l’aspetto del contesto terapeutico, le cure compassionevoli riconoscono la dignità e il valore intrinseco delle persone che lottano contro la dipendenza ed enfatizzano un approccio non giudicante e di supporto. Le ricerche suggeriscono che gli interventi compassionevoli nel trattamento delle dipendenze possono ridurre lo stigma, aumentare la motivazione al cambiamento e migliorare l’aderenza al trattamento. L’integrazione della compassione nei servizi per le dipendenze può creare un ambiente terapeutico che favorisce la guarigione e l’empowerment. Questa integrazione può essere promossa con attività formative e di aggiornamento finalizzate ad addestrare e potenziare le capacità di compassione. La ricerca sta dimostrando che questi training migliorano non soltanto le capacità di prestare aiuto e la resistenza alla “compassion fatigue”, ma promuovono il benessere stesso dell’operatore.
Obiettivi del corso
Il corso intende fornire una panoramica aggiornata delle ricerche sugli aspetti neurobiologici, psicologici, clinici ed etici delle funzioni prosociali nel contesto delle dipendenze e presentare le pratiche fondamentali per lo sviluppo e il potenziamento dell’empatia e della compassione nei pazienti e negli operatori sei servizi per la dipendenze.
Più specificamente, gli obiettivi del corso sono:
• Introdurre e discutere criticamente i costrutti di empatia e compassione e le loro implicazioni etiche
• Presentare le evidenze sperimentali sul rapporto tra funzioni prosociali e autocontrollo/perdita del controllo volontario del comportamento
• Esplorare le più recenti ricerche scientifiche sulle funzioni prosociali, l’empatia e la compassione nel trattamento delle dipendenze.
• Comprendere il ruolo dei comportamenti prosociali nella promozione del recupero e nella prevenzione delle ricadute.
• Sviluppare e migliorare le capacità empatiche per stabilire alleanze terapeutiche e facilitare il coinvolgimento dei clienti.
• Coltivare un approccio compassionevole nei servizi per le dipendenze per ridurre lo stigma e migliorare i risultati del trattamento.
• Apprendere tecniche, training e pratiche basate sull’evidenza per potenziare i comportamenti prosociali, empatia e compassione nei contesti di trattamento delle dipendenze.
Metodologia didattica
Il corso vedrà l’alternarsi di lezioni dalla cattedra, discussioni, attività pratiche. Queste ultime a loro volta si suddividono in attività che prevedono l’esecuzione e l’apprendimento di tecniche (2 ore nella giornata del primo luglio) e in attività di ideazione e programmazione di percorsi di ricerca e ricerca/azione in clinica (1 ora 30 min nella giornata del primo luglio)

Programma

Venerdì 30/06
Anna Donise
Filosofia ed etica delle funzioni prosociali: Empatia, compassione, responsabilità, autonomia

Francesco Ferretti et al.
Empatia, cervello e narrazione, dalle funzioni normali alle possibili applicazioni in clinica

Sandro Pagnini
Educazione e empatia

Roberta Balestra
Tavola rotonda con pazienti e operatori: l’esperienza soggettiva delle funzioni prosociali nella dipendenza e nei percorsi di trattamento

Discussione

Antonio Zuffianò
Cervello, comportamento e relazioni sociali: Neuroscienze e psicologia delle funzioni prosociali

Stefano Canali
Empatia, compassione e autocontrollo nelle dipendenze

Augusto Consoli
Le funzioni prosociali nei servizi per le dipendenze

Discussione

Sabato 01/07

Antonino Raffone
Tecniche e pratiche per il potenziamento delle funzioni prosociali e loro applicazione nella clinica delle dipendenze – parte scientifica

Antonino Raffone
Tecniche e pratiche per il potenziamento delle funzioni prosociali e loro applicazione nella clinica delle dipendenze – esecuzione di pratiche
Discussione e progettazione ipotesi di ricerca

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