Destra, sinistra… metadone e politica

Dopo l’ennesima sparata sul metadone nel dibattito politico, ho chiesto a Matteo Pacini, psichiatra, ricercatore esperto di dipendenze, nonché da tempo attivo in CasaPound Italia, un suo articolo sul rapporto tra il metadone e la politica.

Dopo pochi giorni l’ho ricevuto e lo pubblico immediatamente, ringraziandolo.

Il povero metadone se n’è dovute sentir dire di tutte. Strumentalizzato a destra e a sinistra. Nessuno gli riconosce quello che è, ovvero lo strumento della terapia più efficace per una piaga endemica.

Capisco che i politici non conoscano la clinica della terapia metadonica: è meno grave di quando non la conoscono i responsabili delle politiche sanitarie, e ancora meno grave di quando non la conoscono i medici. Effettivamente però non lo sento mai citare nella maniera giusta. Capita che stavolta la Meloni indichi il metadone come “da abolire”, perché sarebbe una sorta di biberon per mantenere la dipendenza, paragonato al “reddito di cittadinanza”, soldi erogati per render comodo lo status di disoccupato, che nella visione critica del reddito in questione significa rendere conveniente ciò che a regola dovrebbe essere scoraggiato e corretto. La destra l’ha quasi sempre pensata così.

L’equivoco ha radici antiche. Prima, il mito della droga come uno strumento della controrivoluzione, immesso sul mercato per fiaccare le masse e le loro spinte democratiche. Poi, lo stereotipo, sbagliato da sempre, che vedeva l’eroina come la droga dell’emarginazione sociale, non come effetto ma come causa. Infine, la confusione tra il soccorso sociale ai tossicodipendenti e la connivenza con gli stessi, fino a far sembrare “di sinistra” lo stesso curarli. La destra sceglieva le cure “morali” (comunità rieducative, , la sinistra, secondo me in maniera altrettanto morale).

Le politiche così accomunano sanzioni e terapie, e secondo un presupposto gratuito vedono la destra usare la linea dura, e la sinistra invece “andare incontro” ai tossicodipendenti. Siamo ridotto a sentirci dire quindi che curare i tossicodipendenti è un po’ “andargli incontro”, mentre invece significa far loro del bene sì, ma andandogli assolutamente contro spesso, nel risolvere la loro ambivalenza verso il trattamento.

La cosa più ridicola è che poi,a livello legislativo, quando la destra ha avuto in mano il “manico”, ha prodotto una Legge (49/2006) con minime variazioni. In maniera probabilmente inconsapevole quella legge aprì ad un ampliamento delle misure alternative al carcere, ma soprattutto all’apertura ad un curiosissimo canale medico-legale per dichiararsi dipendenti da cannabis, o per desumere la dipendenza con due urine e un colloquio, come se si fosse in un normale contesto ambulatoriale spontaneo. Si potrebbe dire che la destra ha creato con un rituale alchemico-legislativo un’utenza di canapisti più o meno problematici che nei Servizi era quasi eccezionale.

Ma la cosa non finisce qui, perché invocando il bando della terapia, in favore probabilmente di quelle meno efficaci a base di antagonisti, la destra va verso un disastro in termini di ordine pubblico, sicurezza e controllo del territorio. Il metadone inizia per neutralizzare l’impatto dei tossicodipendenti sul sistema giudiziario e correzionale, si fa le ossa sugli “hardcore” addicts per poi diventare terapia generica. Si basa su qualsiasi cosa tranne che sul concetto di sostituzione. La sinistra ha adattato il concetto di sostituzione con il concetto di “sostegno” al danno oppiaceo acquisito dal cervello. Ma non è neanche e solo questo, perché la funzione normalizzante sul sistema neuroendocrino e comportamentale non è come il pasto ai senzatetto affamati, somiglia invece più a un “sigillo chimico” alla dipendenza. Titoli come “Il metadone come misura di controllo del crimine”, oppure “Faremo loro un’offerta che non potranno rifiutare” non sono abbastanza autoritari ? E lo stesso “blocco narcotico” di Dole e Nyswander non è un termine che funzionerebbe in uno slogan di destra ? Insomma, curare con gli agonisti oppiacei significa fare terapia “con il martello” (come direbbe Nietzsche).

La destra potrebbe tuffarsi a pesce sul concetto della cura dei tossicodipendenti, così come la sinistra, che non ci si è mai tuffata veramente. Perfino senza avere troppa simpatia per la sorte dei tossicodipendenti, la terapia metadonica è una soluzione vincente per l’ordine pubblico, e abbatte le potenzialità criminali, come dimostrato dai programmi di libertà vigilata associati alle istituzioni carcerarie americane, iniziando con Ryker’s Island. Invece, frecciatine contro il metadone, che mi aspetterei dal tipico paziente privo di consapevolezza (il metadone cronicizza, il metadone peggio delle droghe, il metadone non può essere una soluzione… tutti argomenti “tossicomanici”).

Non si guarirà mai con la politica. Ma la politica decide il successo delle cure, quando le introduce, le supporta e le sposa. E’ stato fino ad ora assolutamente irragionevole che si sia tollerato, dall’interno della destra, che le posizioni sulle dipendenze si limitino ad una bassa tolleranza sulle dosi per uso personale, e ad un rifiuto ideologico per giunta sbagliato. E che a sinistra invece non si sia impugnato scientificamente ciò che era già, per sorte, “toccato” a quella parte, vista come terreno di difesa e tutela degli emarginati.

Il problema è che i tossicomani non sono né emarginati, né criminali. O meglio, non lo sono più o meno degli altri, per natura o destino. E che le politiche dell’ordine pubblico tendono ad essere fatte con le parole e non coi i numeri. Altrimenti per far numero, e guadagnarsi la stella di sceriffo, destra e sinistra dovrebbero fare a botte per essere considerati “amici” del metadone.

Dott. Matteo Pacini

Da parte mia aggiungo che il vizio di tirare in ballo il metadone attribuendogli connotazioni negative, come ha ricordato Matteo Pacini, non sta solo a destra. Qui una faida tutta di sinistra…

Un pensiero riguardo “Destra, sinistra… metadone e politica

  1. Sestio ha detto:

    Personalmente non capisco come si possa avversare il metadone, che é una “cosa”, di per sé neutra, che potrebbe essere integralmente affidato alla gestione medica, indipendentemente dalle restrizioni burocratiche e dal confinamento in specifici servizi, oltremodo onerosi per la collettività.
    Credo sia vero che nei confronti della sostanza possono verificarsi comportamenti di addiction, ma é altrettanto vero che anche la dipendenza da metadone può essere risolta e che non pochi dipendenti da sostanze oppioidi illecite, o comunque non prescritte, si affrancano dalla dipendenza senza ricorso al metadone.
    Buona estate a tutti…!

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