Botta e risposta istituzionale sull’eroina gialla

Viene pubblicata oggi 23 ottobre 2018 sul quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro, un’intervista del giornalista Alessandro Milan al dott Giovanni Serpelloni, già capo tra il 2008 ed il 2014 del Dipartimento Antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per quanto il tema dell’intervista sia la cannabis light, verso la fine il giornalista pone una domanda a Serpelloni sulla nuova emergenza mediatica della cosiddetta “eroina gialla”.

La risposta di Serpelloni è decisamente critica: “Nessuno sa ancora precisamente cosa c’è dentro questa eroina (questa è una grave mancanza di chi gestisce il Sistema di allerta nazionale”.

La critica pare immediatamente recepita, poiché alle ore 9.43 oggi stesso viene diramata nella mailing list delle allerte riservate ai servizi tossicodipendenze una nota per l’appunto sull’argomento dell’eroina gialla, con il consueto DIVIETO DI DIVULGAZIONE E PUBBLICAZIONE SU WEB.

Trattandosi di dati relativi ai sequestri, e non di immediato interesse salvavita per sanitari e consumatori, non abbiamo motivo di dimenticarci momentaneamente del divieto, come ammettiamo di aver fatto in passato. Mettiamo in evidenza invece con apprezzamento la tempestività dell’Istituto Superiore di Sanità nel fornire i dati che precisano i dettagli qualitativi e quantitativi che rispondono al dubbio formulato da Serpelloni.

Alcuni punti comunque ci sembrano di interesse comune e li riportiamo in termini generali, confidando ancora una volta nella benevolenza delle Istituzioni a fronte della nostra buona fede di clinici:

  • esiste un’ampia variabilità nella purezza dell’eroina sequestrata, e per quanto i sequestri di eroina a titolo alto (>50%) siano nel complesso del territorio nazionale una minoranza di poco più del 2%, su alcune piazze italiane raggiungono una frequenza molto maggiore, indicando che in quelle sedi vi è una maggiore probabilità di incappare in una sostanza che superi la tolleranza acquisita e quindi capace di indurre malesseri o overdose;
  • non è stata ad oggi riscontrata l’adulterazione con oppioidi di sintesi come i fentanili, cosa molto importante che perlomeno ad oggi e, in relazione alle sostanze sequestrate ed alle analisi effettuate, ci tranquillizza;
  • e soprattutto le considerazioni del Centro Antiveleni di Pavia che ci sentiamo di riportare tal quali perché cogenti e sagge: “Dal punto di vista clinico, purtroppo, non cambia molto in relazione all’uso di eroina bianca, nera, gialla o rosa: i problemi clinici sono gli stessi…”.

Questo dovrebbe essere sufficiente a ridimensionare in atto la preoccupazione mediatica sul giallo dell’eroina, e a rifocalizzarla sull’eroina in quanto tale, perché l’eroina è mortale in quanto tale.

Ci permettiamo di aggiungere poi che il grado di purezza dell’eroina è importante, ma non è il fattore più importante a condizionare il numero di decessi, in un’ottica di salute pubblica e quindi di grandi numeri; tanto è vero che in passato si sono raggiunti picchi di mortalità da overdose di circa 6 volte maggiori rispetto ad oggi (1566 eventi nel 1996) pur in presenza di eroina a concentrazione media intorno alla metà di quella odierna.

Ci sono dunque almeno altri due fattori di maggiore importanza nel modulare il rischio di morte.

Uno è legato a disponibilità e costo dell’eroina in una data area, ritenuto nella Letteratura scientifica il fattore di maggior peso, perché a maggiore accessibilità, dipendente da presenza e prezzo della sostanza, ovviamente corrisponde maggiore diffusione e quindi maggiore probabilità di incontro tra la sostanza e il soggetto che non ne ha tolleranza.
Questo dà senso all’attività di studio dei traffici, dei mercati e dei modelli di spaccio, così come al sequestro delle partite importate dovunque sia effettuata, e non solo dove si riscontrano concentrazioni più elevate del principio attivo.

Il secondo è la disponibilità, l’accessibilità e l’efficienza degli interventi evidence-based di terapia e di riduzione del danno (o del rischio, come qualcuno preferisce dire):

  • diffusione di trattamenti oppioidi agonisti (ancor più se anche a bassa soglia), e
  • prevenzione selettiva e indicata (es. drug checking anche autogestito delle sostanze, promozione di stili di consumo a minor rischio per esempio mai da soli, mai contemporaneamente, mai senza naloxone, mai somministrando tutto in una volta).

Questi interventi riducono la domanda di eroina e mitigano i comportamenti più rischiosi, come descritto da innumerevoli studi in tutto il mondo.

Lascia un commento