La Cina alla guerra dell’oppio

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Fra qualche settimana, come ogni anno, dovrebbe essere pubblicato l’Afghanistan Opium Survey e sapremo come è andata la produzione afghana di oppio… o almeno come qualcuno ha stimato possa essere andata. Non è ancora possibile fare una stima su quale sarà la produzione di oppio in Afghanistan nel 2016. I dati preliminari dei rilievi aerei e satellitari sembrerebbero deporre per una riduzione dell’estensione delle piantagioni nelle aree del paese sotto il controllo dei talebani, che era cresciuta negli ultimi anni, ma preoccupa la tendenza all’aumento nelle aeree controllate dal governo. Malgrado la crescita della superficie coltivata a papavero, però, il raccolto degli ultimi anni era stato inferiore rispetto al record del 2007, sebbene sempre elevato in assoluto. Nel 2007 a fare la differenza, più che l’estensione, fu l’ottima annata: le condizioni climatiche favorevoli e, soprattutto, la mancanza di infestazioni. Negli anni successivi non è andata così bene ed i parassiti hanno compromesso la produttività del raccolto. Chi ha visto i campi quest’anno, però, è pronto a giurare di averli visti rigogliosi e sani. Il clima, inoltre è stato quello ottimale e non ha favorito la moltiplicazione dei parassiti. Si prospetta un buon raccolto, affermano in molti. Per una stima numerica sull’estensione delle piantagioni e sulla produzione, però, bisogna aspettare.

Il mese scorso un missile lanciato da un drone americano ha centrato la Toyota del Mullah Mansour, a capo di una milizia di migliaia di talebani, mentre percorreva il deserto di Baluch. Non è chiaro come questo evento influirà sul nuovo assetto delle milizie, da alcuni anni impegnate in prima persona nei traffici d’oppio, dopo che proprio il governo dei talebani aveva pressoché azzerato la coltivazione del papavero nel 2001. Paradossalmente, secondo molti osservatori, questo episodio potrebbe dare nuovo vigore all’impegno dei talebani nei traffici di oppio invece che ridurli. Traffici nei quali sono sempre più coinvolti anche lo stato islamico ed i suoi fiancheggiatori. In questo contesto, nell’attesa delle stime ufficiali sul raccolto di oppio di quest’anno, sarebbe naturale e normale auspicarsi una riduzione significativa della produzione e del traffico di oppio afghano. Sarebbe normale, se non ci fosse la Cina.

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Gli oppioidi di sintesi hanno fatto il loro ingresso trionfale fra le Nuove Sostanze Psicoattive (NPS). E’ possibile acquistare molecole sintetiche dotate di effetto oppioide su siti di produttori cinesi, perché si tratta di sostanze non ancora inserite in tabella e quindi vendute liberamente. Si tratta di siti in chiaro, non c’è bisogno di frequentare il deep-web, si può pagare con i comuni metodi di pagamento elettronico e ricevere le sostanze purissime comodamente  a casa. Non risultano ancora sequestri di sostanze di questo tipo in Italia, ma recentemente ve ne sono stati in Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Svezia, Spagna e Regno Unito. Vengono vendute con molta faccia tosta come ‘destinate alla sperimentazione e non all’uso umano (!)’ ed in alcuni casi sono decine di volte più potenti della stessa eroina. Una di queste, otto volte più potente della morfina, è considerata la responsabile di almeno 50 decessi per overdose avvenuti di recente nell’area di Kansas City. Non saremo noi a fornire il nome e le coordinate per accedere via rete a queste sostanze, ma trovarle è relativamente semplice e ci sembra improbabile che qualche partita non sia già giunta in Italia e che l’interesse non stia già crescendo di suo. Più facile che non siano mai state intercettate, viste le caratteristiche inedite del traffico e l’oggettiva difficoltà ad incapparvi. In ogni caso, anche dopo il sequestro, essa risulterebbe perfettamente legale e qualora venga inserita in tabella e dichiarata illegale, con tutti i tempi necessari, non sarebbe difficile sviluppare molecole simili, dotate dello stesso effetto e quindi, ancora una volta, non ancora inserite in tabella. E’ il modello noto delle NPS, che si estende agli oppioidi.

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Gli oppioidi di sintesi hanno già iniziato a contaminare il mondo dell’eroina anche in Italia e vi sono già stati i primi casi di prescrizione impropria di fentanil a tossicodipendenti da eroina e ben sappiamo quante migliaia di decessi ha provocato il fentanil negli USA. Potrebbe anche essere che il  fentanil sia già presente come adulterante nell’eroina venduta per strada, come accade negli USA: non mi risulta, infatti, che esso venga ricercato sistematicamente quando la sostanza sequestrata viene sottoposta ad analisi chimica. Troppi minorenni della Toscana e della Basilicata, secondo l’ultima survey ESPAD-CNR, abusano di ossicodone. Alla luce di questi segnali, nazionali ed internazionali, è legittimo chiedersi come è destinato a cambiare lo scenario dell’eroina nei prossimi anni. Se negli USA è stata l’industria farmaceutica a trainare l’abuso di analgesici oppioidi sintetici, in Europa questa funzione potrebbe essere esercitata dai ‘laboratori farmaceutici’ legali cinesi, più o meno gli stessi che facevano arrivare il mefedrone sotto forma di ‘concime per piante’, prima che venisse dichiarato illegale.

Così la Cina va per la terza volta alla guerra dell’oppio, una guerra facile, visto che le sostanze sono legali, potenti e che la produzione farmaceutica non risente del clima e dei parassiti. Una guerra che questa volta potrebbe anche vincere o almeno pareggiare. Se si considerano le conseguenze della diffusione di oppioidi sintetici negli Stati Uniti, vien da dubitare se sia proprio il caso di auspicarsi una riduzione drastica della produzione afghana di oppio, perché a fronte della potenza di alcune di queste sostanze anche l’eroina, la sostanza più rognosa con la quale finora eravamo abituati ad avere a che fare, alla fine è il male minore. Questa considerazione, estremamente amara, mi riporta alla follia di chi, una quindicina di anni fa, aveva pianificato la totale distruzione di tutte le piante psicoattive proibite presenti sul pianeta. Un crimine ecologico, senza dubbio, visto che ci danniamo per salvare dall’estinzione anche il più velenoso dei rettili. Ma, soprattutto, un irresponsabile endorsement alla diffusione di prodotti sintetici, che si stanno dimostrando enormemente più problematici di quelli naturali a cui si ‘ispirano’.

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