La complicazione delle droghe sintetiche: ‘legal highs’ e ‘research chemicals’

w-18

Nel 1997 Pino Arlacchi, sociologo e fra i massimi esperti mondiali di Mafia e temi connessi alla sicurezza, si dimise da senatore del disciolto PDS per ricoprire l’incarico di Vicesegretario Generale e Direttore esecutivo dell’UNDCP, il programma antidroga delle Nazioni Unite con sede a Vienna,  su invito del Segretario Generale Kofi Annan. Pochi mesi dopo, Arlacchi varò il suo piano per la “lotta alla droga”, noto anche come Piano Arlacchi, il quale suscitò non poche perplessità e non solo fra gli addetti ai lavori, ma addirittura nello stesso governo americano, che lo definì un progetto irrealistico.[1]

La Guerra alla Droga di Arlacchi si articolava su sei fronti:[2] riduzione della domanda, sostituzione delle colture illecite, riciclaggio, droghe sintetiche, cooperazione giudiziaria e controllo dei precursori. Fra questi, il secondo punto (ovvero l’eradicazione delle piantagioni delle droghe illegali in tutto il mondo) era dallo stesso Arlacchi ritenuto uno dei più qualificanti. In un’intervista a Repubblica del 1998, il Vicesegretario dichiarava:[3] “Si tratta di un piano il cui scopo è la eliminazione della coltivazione della coca da tutta la faccia della Terra entro dieci anni. Questo riusciremo ad ottenerlo grazie a un lavoro di raccolta di dati, con la formazione di squadre di intervento rapido che possano valutare in fretta dove e quante piantagioni ci sono in un Paese; grazie a un sistema di controlli che, anche attraverso l’uso dei satelliti, ci permetterà di osservare non solo dove ci sono piantagioni ma anche dove un contadino potrebbe spostarsi per iniziare nuove coltivazioni”.

E’ sotto gli occhi di tutti come i risultati del piano Arlacchi non siano stati certamente entusiasmanti. Nel 2007, ovvero quando le piantagioni sarebbero già dovute essere completamente sparite, si è registrato il record mondiale di tutti i tempi nella produzione di oppio, che ha raggiunto livelli stratosferici con conseguenze gravissime sulla salute pubblica di molti paesi fino ad allora estranei al fenomeno. In Messico poi la produzione di oppio è aumentata del 500% fra il 2004 ed il 2009. In Myanmar non è andata meglio: la produzione di oppio è aumentata del 47% fra il 2006 ed il 2007. I dati sulle piantagioni di coca sono più controversi, anche se esistono chiare evidenze di come essi siano stati manipolati per celebrare successi che forse non ci sono mai stati.[4] A distanza di 10 anni dal suo varo, insomma, il Piano Arlacchi celebrava in modo palese (e francamente imbarazzante) il suo fallimento.

Non vogliamo entrare nel merito della polemica sull’adeguatezza del piano, sulle strategie adottate, sui motivi del suo fallimento e neppure sull’aria di sufficienza con cui in quegli anni è stata considerata la riduzione del danno, l’unica in grado di salvare delle vite, a fronte di politiche che hanno provocato milioni di morti e di malati. Certamente, però, è opportuno sottolineare come non solo questo Piano fosse inadeguato, come poi si è dimostrato, ma che se avesse funzionato avrebbe potuto rendere la situazione attuale ancora più disastrosa e di questo occorre prendere atto. E vediamo perché.

Negli Stati Uniti nel 2014 vi sono stati 29.467 decessi da derivati dell’oppio. La maggior parte di questi (18.893) è stata dovuta a oppioidi di sintesi o semisintetici. Fra i 10.574 decessi da eroina, inoltre, vi sarebbero migliaia di casi in cui il decesso è stato provocato dalla presenza di fentanyl, un potente oppioide sintetico. In pratica, l’inarrestabile moria da overdose da derivati dell’oppio che ha colpito gli Stati Uniti è dovuta soprattutto ad oppioidi sintetici. Quello che però è peggio, è che all’orizzonte si va profilando un’invasione di oppioidi sintetici dall’oriente, perfettamente legali e di potenza inaudita, commercializzati liberamente sul web e proposti come ‘sostanze per ricerca’ con la specifica che sarebbero ‘non per uso umano’.  A sintetizzare queste sostanze alcuni laboratori farmaceutici, soprattutto cinesi, ma anche indiani, a proporle invece una miriade di siti web. Per averne un elenco parziale basta digitare in Google la chiave di ricerca “research chemicals”.

Fra questi oppioidi di sintesi, oltre al fentanyl (che è illegale nel nostro Paese) due meritano di essere menzionati, in quanto estremamente pericolosi e potenzialmente molto dannosi, enormemente di più della stessa eroina:

U-47700 (3,4-dicloro-N-[(1R,2R)-2-(dimetilamino)cycloexil]-N-metilbenzamide): si tratta di un oppioide sintetico originariamente sviluppato negli anni ’70 dalla Upjohn, derivato dal AH-7921, con azione selettiva sui recettori µ e con una potenza pari a 7,5 volte quella della morfina, quindi 4 volte quella dell’eroina. Attualmente questa sostanza è ancora legale nella maggior parte del mondo, con l’eccezione di Svezia, Finlandia ed Ohio, che è stato l’ultimo stato stato a metterla al bando il 3 maggio del 2016.[5] Sequestri di U-47700 sono già avvenuti in Europa, anche molto di recente, in Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Svezia, Spagna e Regno Unito. Non sono ancora segnalati sequestri in Italia.

W-18 (4-chloro-N-[(2Z)-1-[2-(4-nitrophenyl)ethyl]piperidin-2-ylidene]benzene-1-sulfonamide): messo a punto per la prima volta negli anni ’80 da un laboratorio universitario canadese, è comparso fra le designer drugs nel 2010. Si tratta di una molecola su cui non esiste alcuno studio ed alcuna evidenza scientifica e di cui è nota solo la spropositata potenza, che sarebbe addirittura 10.000 volte quella dell’eroina. Al momento, non si hanno dati neppure sull’eventuale efficacia del naloxone in caso di overdose. In Canada vi sono stati sequestri di quantità importanti di W-18 nel dicembre del 2015.[6] Il W-18, al momento, è stato dichiarato illegale solo in Svezia nel gennaio del 2016, mentre poche settimane fa Health Canada ha annunciato la messa al bando entro 180 giorni.[7]

Questi composti, al momento, sono acquistabili liberamente su siti internet in chiaro, dove si può anche pagare con i comuni metodi di pagamento elettronico e verosimilmente vengono anche importati direttamente da gruppi criminali medi e piccoli di orientali e poi immessei sul mercato illegale, sul modello che è già stato utilizzato per la diffusione del crystal meth. Quello che è invece molto grave, sul piano delle responsabilità istituzionali, è che queste sostanze non vengano cercate sistematicamente nell’eroina da strada che viene sequestrata, come possibili adulteranti e che gli esami, il più delle volte, si limitino alla determinazione del principio attivo ai fini processuali.

Picture-5

Ancora più complessa la situazione dei cannabinoidi sintetici. In realtà si tratta di sostanze di diversa natura e con effetti differenti, che hanno in comune solo il fatto di poter essere utilizzate per adulterare campioni di materiale vegetale inerte, simulando l’aspetto della cannabis. E’ importante ricordare che gli effetti di queste sostanze non hanno nulla a che vedere con quelli della marijuana e che in nessun caso essi possono sostituire la cannabis, non solo come effetti, ma soprattutto come maneggevolezza e capacità di recare danno alla salute. Non ci addentreremo nella descrizione di questi composti (noti in gergo come ‘Spice’), rimandando alla monografia presente su questo sito, ma è doveroso informare che una di queste sostanze, nello specifico il 5F-MDMB-PINACA (5F-ADB) è stata recentemente associata a cinque casi di decesso in Germania e anche ad alcuni casi di intossicazione acuta sul territorio nazionale.

I cannabinoidi sintetici, in particolare, sono particolarmente inquietanti, perché si presentano nello stesso modo della meno problematica delle droghe e vengono assunti con la medesima modalità praticata in Italia da milioni di persone quando fumano uno spinello. In più essi possono essere utilizzati per adulterare la cannabis e modificarne gli effetti, con possibili conseguenze dirompenti sul piano della salute. Per dare un’idea vaga della difficoltà di verificare, classificare ed eventualmente inserire nella tabella degli stupefacenti questi composti, basti pensare che i cannabinoidi sintetici finora identificati sono circa 800.

Non vi sono dubbi che la comparsa di queste sostanze, raggruppate sotto il termine generico di NPS (Novel Psychoactive Substances) abbia messo in crisi i modelli finora adottati nel contrasto alla diffusione degli stupefacenti ed è oltremodo evidente che non esiste, al momento, alcuna strategia di contrasto veramente efficace se non quella di includerle nella lista delle sostanze illegali, procedura che comunque richiede anni. Nel frattempo, esse possono continuare ad essere liberamente vendute ed i produttori si organizzeranno per metterne a punto altre (o per scovarne fra vecchie ricerche di farmaci mai brevettati) in modo da rimpiazzare subito quelle eventualmente dichiarate illegali. I siti di research chemicals sono già orientati e rivolti a specifici paesi, in virtù delle loro specifiche legislazioni.

Le NPS stanno guadagnando una fetta sempre più consistente di mercato illegale, malgrado la disponibilità di sostanze classiche. Alcune di queste sostanze, come il mefedrone (illegale in Italia), si sono rapidamente imposte e sono ormai diventate a loro volta ‘classiche’, in particolar modo nella popolazione LGBT. A trascinare il loro successo concorrono lo status semilegale, la loro relativa purezza ed il prezzo molto accessibile, specie negli acquisti per quantità. Alla luce di ciò è legittimo chiedersi: cosa sarebbe potuto accadere se il Piano Arlacchi sulle piantagioni avesse funzionato? Quale enorme endorsement esso avrebbe potuto costituire al mercato delle droghe sintetiche e delle designer drugs? Cosa potrebbe accadere se di colpo sparisse la cannabis e venisse rimpiazzata dai cannabinoidi sintetici? La cannabis, per quanto la più diffusa fra tutte le droghe, non ha mai provocato decessi, il mercato ancora di nicchia dei cannabinoidi sintetici, invece, ne ha già all’attivo alcune decine in pochi anni. Un’idea di quello che potrebbe accadere qualora i cannabinoidi sintetici prendessero il posto della cannabis, possiamo averla sfogliando l’edizione online del New York Times di ieri: a New York, nella sola Brooklyn ed in una sola giornata, vi sarebbero stati 33 casi di intossicazione acuta associati a K2, un altro dei nomi che, assieme a Spice, vengono attribuiti in gergo ai cannabinoidi sintetic1.[8]

Negli ultimi anni fra i produttori di queste sostanze vi è una rincorsa alla potenza e questo trend non corrisponde ad una domanda: frequentando i forum italiani e stranieri, infatti, si può leggere di molti consumatori che si lamentano di questo aspetto e di nessuno che lo celebra.

Arlacchi aveva basato la sua azione solo sulla sua profonda conoscenza delle dinamiche della criminalità organizzata calabrese e del suo modello di business, ovvero di un singolo aspetto specifico di un fenomeno enormemente più complesso, ma non aveva considerato la guerra in Afghanistan, la globalizzazione, la rete, la Cina e soprattutto una domanda in aumento, ulteriore fallimento delle strategie degli ultimi decenni, che avrebbero dovuto ridurla. Alla luce di queste complessità, il fallimento del Piano Arlacchi non può che costituire motivo di sollievo: se avesse funzionato oggi, forse, saremmo invasi da NPS, enormemente più dannose delle droghe classiche cui si ispirano  e di cui, a differenza di queste, non sappiamo nulla, non disponiamo di letteratura scientifica, non conosciamo tutti i possibili danni e non sappiamo come trattare questi pazienti.

Troppo spesso chi riveste ruoli di responsabilità nel contrasto al narcotraffico dimentica che il consumo di droghe è soprattutto un problema di salute pubblica e, nella sua furia di Guerra, omette di considerare i possibili effetti collaterali delle sue azioni sulla salute. L’ONU, a tal proposito, diede già il cattivo esempio nel 1966, sponsorizzando un film su sceneggiatura di Ian Fleming (il creatore di 007) “Il papavero è anche un fiore”, con cui intendeva richiamare l’attenzione sull’emergente problema del narcotraffico. Il film raccontava di un colonnello turco della narcotici (Yul Brynner) che, per smantellare un’organizzazione di narcotrafficanti internazionali, contaminava una partita di eroina con materiale radioattivo e poi cercava di seguirne le tracce. Un metodo di indagine gravemente irresponsabile, irriguardoso delle gravi possibili conseguenze sul piano della salute per i consumatori e che non si fa alcuno scrupolo di esporla a grave rischio, pur di mettere le mani su una banda di trafficanti. Oggi, a distanza di 50 anni, appare oltremodo grave, se non vergognoso,  che un’organizzazione come l’ONU abbia potuto sponsorizzare un film che, per richiamare l’attenzione su crimini del narcotraffico, avallava un comportamento così criminale.

Il problema delle droghe è soprattutto un problema di salute pubblica e questo dovrebbe essere sempre ben presente nella visione di coloro che, a vario titolo, sono chiamati a reprimere o ad organizzare la repressione, perché questa non deve, in alcun modo, aggravare le già gravi conseguenze del mercato illegale sulla salute delle persone.

[1] http://www.repubblica.it/online/fatti/droga/polemiche/polemiche.html (ultima visita 12 luglio 2016)

[2] http://www.repubblica.it/online/fatti/droga/punti/punti.html (ultima visita 12 giugno 2016)

[3] http://www.repubblica.it/online/fatti/drogarl/intervista/intervista.html (ultima visita 12 luglio 2016)

[4] https://narcoleaks.wordpress.com/ (ultimo accesso 12 luglio 2016)

[5] John R. Kasich (3 May 2016). “Executive Order 2016-01K”. Governor of Ohio http://www.governor.ohio.gov/Portals/0/pdf/executiveOrders/Executive%20Order%202016-01K.pdf (ultima visita 13 luglio 2016)

[6] “Illicit drug W-18 is 100 times stronger than fentanyl, police warn”. CBC News. (ultima visita 13 luglio 2016)

[7] Denis Arsenault (1 June 2016). “Regulations Amending the Food and Drug Regulations (Parts G and J — Lefetamine, AH-7921, MT-45 and W-18)”. Canada Gazette (Government of Canada) 150 (11)

[8] http://www.nytimes.com/2016/07/13/nyregion/k2-synthetic-marijuana-overdose-in-brooklyn.html?_r=0 (ultima visita 13 luglio 2016)

Lascia un commento