Eroina ed adolescenti (riflessioni a margine dei dati preliminari di ESPAD 2015)

Per il terzo anno consecutivo la survey ESPAD-CNR segnala un aumento del consumo di eroina fra gli adolescenti. Già l’indagine 2013 aveva messo in evidenza che «l’eroina, sostanza che si credeva in declino presso le giovani generazioni, è invece in auge e il suo consumo, sebbene non iniettato ma fumato, avviene per la prima volta intorno ai 14 anni, prima ancora dell’approccio agli spinelli». Sempre secondo l’indagine ESPAD «sono circa 36 mila gli studenti che nel corso della vita hanno provato eroina o altri oppiacei (l’1,5 per cento) e poco più di 28 mila l’hanno utilizzata nell’ultimo anno (1,2 per cento). Quasi 23 mila studenti l’hanno utilizzata nell’ultimo mese (1 per cento) e per circa 15 mila ragazzi (0,7 per cento) il consumo è stato frequente. È dal 2009 che si assiste a una leggera ripresa dei consumi, specialmente di quelli frequenti, che proprio nel 2013 raggiungono la quota massima. Si sta inoltre abbassando l’età del primo approccio: se nel 2009 avveniva mediamente a 15 anni, oggi si è spostata a 14 anni. Ciò potrebbe dipendere, secondo i ricercatori, dalle nuove modalità di assunzione dell’eroina, fumata anziché iniettata».

Molti operatori (fra i quali chi scrive) non si meravigliorono di quanto riportato.
I dati dell’indagine ESPAD 2014 sono, grosso modo, sovrapponibili a quelli dell’anno precedente. Alcuni giorni fa, però, sono stati pubblicati i dati preliminari dell’indagine ESPAD-CNR 2015 che segnalano una nuova accelerazione dei consumi di eroina fra i giovanissimi. In particolare, secondo i lanci di agenzia a) Il 2% dei maschi quindicenni italiani dichiara di averne fatto uso almeno una volta negli ultimi 12 mesi (il doppio rispetto al 2014) 2) Dei 5.000 quindicenni che nel corso del 2015 hanno sperimentato l’eroina, 3.000 l’hanno fatto per via iniettiva. 3) L’uso della siringa è più frequente fra i giovanissimi rispetto agli altri adolescenti e fra i maschi rispetto alle femmine 4) Il 4% degli studenti della Toscana e della Basilicata ha sperimentato l’uso non medico degli antidolorifici oppioidi. Si tratta di dati allarmanti, anche per quegli operatori che non ne sono rimasti stupiti, perchè da tempo avevano segnalato un trend simile, specie per quanto riguarda il revival della siringa fra i giovanissimi.
La Survey ESPAD-CNR non è l’unica che viene effettuata in Italia. Da qualche anno, anche il Dipartimento Politiche Antidroga effettua una sua indagine autonoma, che costituisce parte integrante dell’annuale relazione al Parlamento: effettuare un confronto è un passaggio obbligato per chiunque sia sensibile al problema. Al di là delle prevedibili differenze nei risultati dovute alle diverse metodologie utilizzate, non si può fare a meno di notare che le citate indagini descrivono due quadri diametralmente opposti. Per quanto di tratti di un’azione ‘spericolata’ e per quanto le fasce di età non siano perfettamente sovrapponibili, è possibile rappresentare graficamente i risultati delle due indagini per il 2013 ed il 2014, quantomeno per avere un’idea ‘visiva’ delle differenze e dei trend ed in attesa dei dati completi dell’indagine e della relzione annuale al Parlamento per un’analisi più approfondita e metodologicamente corretta.
epad-dpa
E’ sufficiente un colpo d’occhio per verificare che le differenze nelle stime sono enormi (addirittura da 4 a 5 volte), ben al di là di quanto ci si attenderebbe come esito delle differenze di metodo. Colpisce ancora la differenza nel trend: secondo il DPA, l’eroina nei giovani è in progressivo declino e la prevalenza del suo consumo fra gli adolescenti negli ultimi 12 mesi nel 2014 si potrebbe ormai definire meno che residuale (0,2%, ovvero due persone su mille). Certo, due anni sono pochi per definire un trend, ma è più di un decennio che i dati ufficiali ci informano su un inarrestabile declino del consumo di eroina, che sopravviverebbe solo fra vecchi eroinomani (conclusione che, ancora una volta, stride fortemente con l’esperienza di molti operatori). Quello che infine stupisce è l’assenza, nei dati ufficiali, di qualsiasi riferimento all’assunzione di eroina per via inalatoria, cambiamento epocale che andava registrato e compreso, perché costituisce uno dei fattori principali che hanno contribuito alla penetrazione dell’eroina fra i più giovani e perché ha modificato profondamente la clinica della malattia.
La discrepanza descritta è oltremodo evidente anche ad un profano e, soprattutto, sono opposti gli scenari descritti. Nessuno è in grado di dire quale delle due indagini fornisca numeri più vicini alla verità (che rimane ignota), ma non è possibile ignorare che l’indagine ESPAD-CNR fotografa una situazione più vicina all’esperienza recente di molti, ma anche alle inchieste giornalistiche degli ultimi mesi ed alle notizie di cronaca degli ultimi anni e, soprattutto, è l’unica che rileva, ormai da tre anni, la diffusione del chasing. Malgrado ciò, ritengo che non sia il caso di addentrarsi in paludose quanto inutili polemiche, quanto di porsi alcune domande, a questo punto tanto irrinunciabili quanto fondamentali:
1) Quale è l’effettivo valore di queste indagini? Cosa dobbiamo aspettarci? Cosa tenere presente?
2) Quale peso relativo dare ai numeri allorquando dipingono scenari che contrastano fortemente con la pratica quotidiana degli addetti ai lavori?
3) qual’è la sensibilità di queste indagini e, soprattutto, con quale temepestività esse sono in grado di descrivere un fenomeno che muta continuamente? A marzo 2014, un articolo di Jacob Sullum apparso su Forbes (The tiny numbers behind heroin epidemics) lamentava che, a fronte del disastro americano che era sotto gli occhi di tutti, i numeri ufficiali registravano solo scostamenti risibili e sicuramente non è azzardato affermare che gli americani i dati li raccolgono meglio di noi.
4) perchè si è rinunciato ad interpellare gli operatori (antenne preziose) e perchè non viene più convocata la Conferenza Nazionale, lo strumento a mio avviso più qualificante dell’intera Legge 309? L’impianto della Legge, non dimentichiamo, riteneva le misure adottate straordinarie, frutto dell’emergenza di fine anni ’80 e da sottoporre a verifica attraverso un confronto periodico con le persone impegnate sul campo, che avrebbero dovuto contribuire ad orientare e meglio definire le politiche e le scelte in materia. Quella parte della Legge, ormai, è più che disattesa e nessuno sembra interessarsene, eppure essa è ancora in vigore. Eppure gli operatori costituiscono le antenne migliori, quantomeno in fatto di tempestività. E la tempestività è d’obbligo quando si deve contrastare un fenomeno che ha la tendenza a mutare velocemente.
5) è possibile oggi trovare ancora conforto nel dato della riduzione del numero di overdose (che poi sono drammaticamente in ripresa in alcune regioni del Paese) a fronte della diffusione capillare dei trattamenti con oppioidi agonisti (che ne riducono drasticamente il rischio) e dell’eroina fumata, pratica nella quale il rischio è pressoché inesistente. Sono ancora confrontabili i dati?
6) Nello scenario attuale di riduzione dei prezzi dell’eroina in Europa, di aumentata disponibilità e purezza, di facile reperibilità dei farmaci oppioidi sul cosiddetto mercato grigio che peso dare alla riduzione della richiesta di trattamento?
Ciò che però più inquieta (ma non stupisce, se si considera quanto detto finora) è la totale assenza di consapevolezza istituzionale di una situazione a mio avviso già grave e per di più in rapida evoluzione, al punto che mentre non vi è ancora consapevolezza della rivoluzione del chasing, la siringa sarebbe già in ripresa fra i giovanissimi.

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