Evento formativo nazionale SITD 2017
Dalla Prevenzione alla Riabilitazione: un percorso razionale dettato dalle Evidenze Scientifiche
Comunicazioni orali
Anna Paola Lacatena:
“Invisibili e propense alla legalità. Cherchez les femmes!
Lacatena Anna Paola/Buccolieri Cosimo
Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL TA, Dirigente sociologa, Dirigente medico
Invisibili e propense alla legalità. Cherchez les femmes!
Dalla più recente revisione della letteratura scientifica le donne, rispetto agli uomini, consumano maggiormente psicofarmaci su prescrizione medica e non, mentre si allineano i dati relativi ad alcol e tabacco. Cresce il numero delle donne dedite al gioco d’azzardo patologico. Sembrerebbe che le stesse consumino maggiormente per via iniettiva e in contesti privati, fatta eccezione per quelle sostanze come amfetamine e metamfetamine dove l’ambiente del loisir gioca un ruolo importante. Le donne fanno registrare, nel tentativo di procacciarsi denaro e sostanze, un più frequente ricorso alla pratica della prostituzione.
Non essendo quest’ultima reato in Italia dal 1958 e considerati farmaci, alcol, tabacco e gioco d’azzardo sostanze e comportamenti legali, si potrebbe concludere che le donne nella dipendenza patologica siano più propense alla legalità.
I Servizi che si occupano di queste problematiche, nel tentativo di declinarsi al femminile, dovrebbero intanto provare a limitare lo stigma, individuando soluzioni logistiche differenti per ottimizzare adeguatezza, accessibilità e accoglienza. Sfidare l’invisibilità di queste pazienti significa far arrivare il messaggio che per i Servizi esistono, sono viste, possono contare su spazi di intervento specifico, specializzato e complesso (non complicato). Ancora oggi la dipendenza viene declinata come una condizione criminogena, per ciò che riguarda la donna dovremmo pensarla soprattutto come vittimogena.
La paziente dipendente, infatti, richiede interventi multidisciplinari e su più piani. In estrema sintesi sembrerebbe necessario creare degli spazi-gruppi specifici orientati ad apprendimento di competenze, supporto motivazionale, applicazione del concetto della recovery, trattamento multimodale, gestione del controllo, apertura al cambiamento e al confronto, sviluppo dell’empowerment , riappropriazione del potere su di sé, scoperta del “si può dire di no”, nuova declinazione della personale bilancia dei diritti e dei doveri, narrazione della propria storia di vita.
Parafrasando altri scenari, si potrebbe concludere che è il dato di realtà a sottoporci questa istanza. Non ultimo è l’Europa che ce lo chiede… (Relazione europea sulla droga 2016 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze – EMCDDA, pag.59).
Emanuele Perrelli:
“ICF-DIPENDENZE: UN SET DI STRUMENTI PER UNA RIABILITAZIONE BASATA SULLE EVIDENZE”
PERRELLI EMANUELE*, CAZZIN ALESSIO*, CIBIN MAURO**, PASQUALOTTO LUCIANO***
*Educatori Professionali, SerD Dolo Mirano, AULSS 3 Regione Veneto; **Medico psichiatra, Direttore SerD Dolo-Mirano, Az. Ulss3, Regione Veneto ***PhD in Pedagogia, docente a contratto Università di Verona.
ICF-DIPENDENZE: UN SET DI STRUMENTI PER UNA RIABILITAZIONE BASATA SULLE EVIDENZE
A partire dalla prospettiva bio-psico-sociale formalizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con l’ICF (2001), un gruppo multiprofessionale di operatori dei Servizi pubblici e privati ha sviluppato e sperimentato, per la prima volta in Italia, un set di strumenti per progettare e valutare la riabilitazione dalle dipendenze secondo un approccio evidence based. Il frutto di questo lavoro, che trova pochissime analogie nella letteratura internazionale, è stato pubblicato nel libro ICF-Dipendenze dalle edizioni Erickson di Trento nel 2016 (www.icf-dipendenze.it). In sintesi ICF-Dipendenze:
• si compone di un protocollo per l’osservazione da parte degli operatori, di un questionario per l’autovalutazione e di due moduli elettronici che generano un profilo di funzionamento ed un quadro di comparazione dei dati a distanza di tempo. Gli strumenti possono essere utilizzati da ogni figura professionale e promuovono la collaborazione tra i diversi professionisti nei Servizi per le Dipendenze;
• consente di effettuare una valutazione valida ed attendibile dei pazienti nel loro funzionamento in diverse attività della vita quotidiana, con evidenza dei fattori ambientali che contribuiscono alla strutturazione di una disabilità psico-sociale;
• non è uno strumento per la diagnosi clinica, ma consente di evidenziare i bisogni prioritari di un individuo nel proprio contesto di vita, attraverso i codici del triage ospedaliero, sulla base di algoritmi che “pesano” il grado di compromissione nelle singole attività valutate. Ciò consente di individuare, sulla base delle evidenze raccolte, le priorità da perseguire nella riabilitazione psico-sociale;
• permette di confrontare le necessità di sostegno percepite dalla persona in esame e quelle valutate dall’operatore sanitario e sociale;
• restituisce dati semplici da comprendere anche per il paziente, identifica sia le sue risorse che le fragilità e per questi motivi risulta essere ben accetto, promuove consapevolezza e compliance.
• permette di valutare gli esiti dei trattamenti a distanza di tempo secondo un approccio evidence based;
• consente un confronto ed una continuità nei percorsi di recovery tra servizi ambulatoriali, comunità terapeutiche e servizi territoriali.