Come avrei voluto la conferenza di Genova

Ancora un’opinione personale. Secondo me la parte davvero utile della conferenza è stata l’ultima mezz’ora, con la presentazione da parte della dott. Molinaro del CNR di tutti i materiali prodotti dai tavoli tecnici.

Molinaro significativamente si è rivolta alla ministra Dadone, con l’intenzione dichiarata di introdurla ai temi che poi starà a lei portare all’attenzione del Parlamento e degli altri Ministri coinvolti. È stata esauriente e appassionata, e va ringraziata per il lavoro che lei e i suoi collaboratori hanno svolto. Ma ha avuto un tempo limitato ed ha dovuto affrettarsi tanto.

A mio avviso questi due giorni sarebbero stati meglio impiegati a discutere nel dettaglio, senza sorvolare e sintetizzare all’osso come si è dovuto, i suggerimenti e le richieste provenienti dalle procedure di consenso tra esperti coordinati dal CNR e Federsanità Toscana.

(Invece si è preferito mostrare ai cittadini in diretta streaming i discorsi di un diverso gruppo di relatori, selezionati in altro modo, non coordinati con metodiche di costruzione di una sintesi di consenso, e a volte non in tema con i contenuti dei tavoli tecnici.)

Si è voluto anche proteggere il Governo e in genere il potere politico ed amministrativo da ogni forma di discussione, visto che i Ministri hanno emanato una comunicazione unidirezionale, nel caso migliore indirizzi di saluto, in quello meno migliore lezioncine di fisiopatologia delle dipendenze che la platea di professionisti ha se non altro apprezzato per la buona volontà. Non c’è stato modo di interagire con chi detiene il potere esecutivo o con i suoi delegati.

(Peraltro il nostro Ministro, il Ministro della Salute da cui dipendiamo noi operatori del Sistema Sanitario Nazionale, dipendenti pubblici e del privato accreditato, ha ritenuto per motivi che sicuramente saranno validi ma non è dato conoscere, di non essere né presente in persona né di inviare un breve videomessaggio, cosa che altri suoi colleghi hanno avuto il rispetto e la cortesia di indirizzare).

Come avrei voluto io (che sono nessuno, o come si dice dalle mie parti “nuddu ammiscatu cu nenti”) la conferenza?

Avrei voluto tavoli non sequenziali ma paralleli, con molto tempo a disposizione, che avessero riunito esperti rappresentativi delle Persone che usano droghe, dei pazienti e dei servizi di prevenzione e cura, esponenti della politica e della pubblica amministrazione. Avrei voluto che in questi tavoli si rileggessero con attenzione, punto per punto, le sintesi dei lavori fatti, e che la parte amministrativa avesse detto la sua sul fattibile e sul non fattibile, economicamente ma non solo, e che la parte politica avesse fatto da mediatore accogliendo su di sé l’incarico e la responsabilità dei rappresentanti dei cittadini. E avrei voluto precisi impegni laddove si poteva, e dove non si poteva avrei voluto spiegazioni del perché e di come eventualmente ci si sarebbe potuti arrivare.

Questi lavori più che trasmessi in streaming con la relativa spettacolarizzazione, li avrei voluti verbalizzati e consultabili. E con un appuntamento a fra tre anni, alla successiva conferenza, per un obbligatorio consuntivo.

Invece nessuna interazione, nessun dibattito, una domanda per sessione selezionata dall’organizzazione (e ringrazio per avere scelto una delle mie domande) che ha trovato risposta alla fine di tutti lavori, domenica pomeriggio, quando notevole parte della sala si era già sfollata.

Probabilmente non capisco la politica. Sicuramente ci sono altre cose più pressanti e importanti da portare a termine. Ci sono esigenze che non comprendo. E forse i rappresentanti dei cittadini possono e devono decidere come meglio credono, su altre basi, senza che mediconzoli di provincia si permettano arrogarsi la sfacciataggine di criticarne metodi e contenuti.

Ma ci risparmino, per favore, al prossimo fatto di cronaca, le solite retoriche da comizio ed i luoghi comuni ossificati. Noi siamo venuti all’appuntamento. Voi avete parlato d’altro, avete salutato e ve ne siete andati.

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