Dall’A alla Zeta

Photo credits Dr. Paul Hawk (Shack)

Quello che porto a casa dal nostro convegno nazionale 2018 non è una novità tecnica, ma è una cosa che ho capito nell’ultima mattinata, che mi pare importante,e che non ho avuto il tempo di dire in pubblico.

Dall’A alla Zeta:

  • A come Addolorato. Una cosa mi ha colpito di quello che ha raccontato Giovanni Addolorato: che in un’importante commissione istituzionale, appena completamente rinnovata nei suoi componenti, a proposito della terapia farmacologica di una tra le più gravi dipendenze da sostanze, quella che fa più morti, si è detto “Ma a che serve la terapia farmacologica? Non serve a niente. Ditegli che gli fa male e che devono smettere.“. L’avessimo saputo prima che era così semplice.
  • Zeta come Zavan. Parlando di responsabilità professionale, in merito all’appropriatezza degli interventi, Valeria diceva, giustamente, che anche se per insufficienza del sistema regulatorio e delle linee guida si è costretti, in scienza e coscienza, a prescrivere interventi off-label, la cosa che ci protegge è scrivere, documentare in cartella le ragioni di quello che facciamo, perché a fronte di ragioni sensate è molto difficile che il nostro operato sia giudicato negativamente.

E queste considerazioni mi si sono sovrapposte nella mente.

Perché la mia sensazione è che siamo entrati nell’età della supponenza e dell’improvvisazione. Un’età che non chiede e non si documenta, ma che decide con il presupposto di sapere già. Un età che se ne frega, per farla breve.

E allora ascoltiamo Valeria: tocca scrivere. Ma scrivere non per la preoccupazione del singolo di fare medicina difensiva.

Scrivere per difendere i nostri saperi da chi si trova a giudicarli senza sapere e senza voler sapere.

Scrivere come public physicians

non ricordo chi devo ringraziare per questa slide che ho fotografato anni fa

… che rifiutano che la loro integrazione tra i risultati formalmente pubblicati entro il sistema accademico, e l’applicazione artigiana, empirica, narrativa, paziente dopo paziente, venga persa nella novità senza basi, ignara che le basi esistono.

Invito chi sa a scrivere, pure se è faticoso, pure se si annoia, pure se non ne ha il tempo. Questo blog della società è a disposizione. Non si conquistano i punti premio delle metrics accademiche, non fa curriculum nei concorsi e non ci si guadagna niente come soldi.

Però è oramai un blog seguito e lo leggono in tanti, pure dai social, e scrivendo si fa una cosa più importante e meno egoista: si costruisce una consapevolezza sociale condivisa, una difesa per quello e quelli a cui teniamo. Io penso che sia un dovere oggi, più oggi di ieri.

Voglio ringraziare Anna Paola Lacatena che è l’unica relatrice che più volte ha fatto riferimento, nella sua presentazione, al fatto che pubblicherà i suoi materiali, in maniera più estesa sul blog. Grazie, mi pare che avevi già capito da sola quello che ho cercato di dire qua sopra. Insieme ringrazio tutti quelli che hanno già scritto, non faccio i nomi tanto loro lo sanno bene e so che la pensano come me. Grazie.

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