Lettere a Dedizioni: rTMS e qualificazione professionale

Riceviamo dal collega Fulvio Fantozzi, che ha a lungo lavorato nei SerT ed adesso si occupa ancora privatamente di dedizioni, una lettera di perplessità sulle qualificazioni professionali di chi si attrezza alla cura dei disturbi da sostanze con le tecniche di stimolazione magnetica transcranica.

Pubblichiamo con interesse affinché stimoli il dibattito.

SI POSSONO CURARE CON I CAMPI MAGNETICI
PERSONE AFFETTE DA DISTURBI MENTALI…
… SENZA AVERE SUFFICIENTE ESPERIENZA SUL CAMPO ??

Da qualche anno in Italia la stampa divulgativa in campo medico sanitario mette in risalto una nuova intrigante frontiera terapeutica : la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS) , propagandata talora in modo pacchiano quale cura risolutiva della dipendenza da cocaina e forse da altre droghe.

L’impeto e la curiosità dei primi intervistati ed intervistatori sono tracimati ed ora anche i mass media sono arrivati a magnificarne gli effetti. Testimoni d’eccezione come Lapo Elkann consapevolmente tirano poi la volata a questi entusiasmi cosicché a mio parere adesso non si potrà più eludere una seria discussione su questo tema in sede accademica ed istituzionale.

Mentre alcuni SerDP, i Servizi socio-sanitari pubblici che si occupano di Dipendenze Patologiche, stanno valutando seriamente di acquistare i relativi macchinari e di partire con l’uso della rTMS all’interno della loro attività sanitaria pubblica (ma anche alcune Comunità Terapeutiche del settore ci stanno pensando) a favore di tutti quei tossicodipendenti, cocainomani soprattutto , che ad essi si rivolgono “per uscire dal tunnel della droga “, bruciando così le tappe (prove di efficacia in larga scala non sono state ancora prodotte purtroppo), nella nostra Regione sono in gestazione iniziative di studio e formazione serie e ponderate.

Ciò che vorrei sottolineare , senza assolutamente entrare nel merito dei “pros and cons” dell’utilizzo sistematico e diffuso della nuova tecnica in esame per curare  persone dipendenti da cocaina e altre droghe già adesso, si ripete in assenza di prove documentate di efficacia, è un vincolo di natura etica che dovrebbe occupare la mente di chi soprattutto in ambito medico – privato “si attrezza” e parte per l’avventura della rTMS: i pionieri dovrebbero essere esperti del settore e padroneggiare, avendone documentata esperienza sul campo, tutta la Medicina delle Dipendenze e non solo il libretto di istruzioni dei magneti della rTMS !

Non si hanno da vedere Medici ancorché scafati nel loro campo specialistico, magari del tutto estraneo alla Tossicologia e alla Medicina delle Dipendenze, che si improvvisano terapeuti rTMS solo perché hanno il coraggio, l’intraprendenza , i finanziamenti ed i legami giusti nell’”humus poliambulatoriale privato”, tutti ingredienti indispensabili per partire e sfondare nel mercato libero professionale ! E solo perché sono autorevoli e buoni comunicatori !

Come è possibile che persone prive di reale esperienza addittologica , ancorché provvisti di qualifiche ed abilitazioni di Psicologi e Psichiatri, possano inquadrare correttamente un pz cocainomane che viene a loro chiedendo anzi supplicando la nuova cura in parola in assenza di detto expertise ??

Il cocainomane non è un cervello difettoso da resettare con correnti magnetiche innocue, “simpatiche” e forse efficaci, ma una persona ! Una persona spesso con una storia di sofferenza pre-morbosa significativa e di psicotraumi più o meno eclatanti, con altre dipendenze o con altre patologie mentali e del comportamento precedenti o contemporanee, spesso con una famiglia che chiede di essere informata e coinvolta, sempre con una ragguardevole “complessità esistenziale”. Di fronte a queste realtà la multidisciplinarietà e l’expertise specifica di cui sopra sono indispensabili per non commettere malefatte, per ottimizzare i risultati della cura e per non prendere in giro in ultima analisi i malati.

Una delle poche cose veramente intelligenti , ponderate e serie che sono state scritte finora sull’argomento è il seguente caveat del prof. Carlo Altamura di Milano, Psichiatra milanese, leggibile sul sito Internet della Fondazione Veronesi dal 6/12/2013, ma ancora valido a mio parere: “La stimolazione magnetica transcranica o r-tms  […] non è dunque uno strumento di prima scelta. Noi la impieghiamo con soggetti che non hanno risposte brillanti con i farmaci e, comunque, sempre associata ai farmaci”.

Non certo un inno al primato dei psicofarmaci , ma un monito contro l’assolutizzazione della rTMS intesa come strumento magico ed onnipotente e dunque sufficiente a curare e addirittura a guarire dalle dipendenze. D’altronde ricordo come un mio paziente privato gravemente cocainomane, afferito motu proprio ed a mia insaputa ad un Centro privato qualificato, sia stato colà trattato col protocollo rTMS di quel Centro, abbinato però al disulfiram off label, uno strumento di cura farmacologico ormai consolidato nella pratica specialistica del nostro Paese, almeno tra noi Medici Addittologi, per ridurre il craving relief nel cocainomane.

Cosa succederebbe se trattamenti, farmacologici come quello appena menzionato, oppure psicoterapeutici, fossero erogati da Medici o Psicologi improvvisati, privi di conoscenze e soprattutto di sufficiente esperienza clinica di trincea ??! O addirittura da Dentisti o Endocrinologi, o altro ?

Non bastano sedi sfavillanti, ultramoderne e comode , non bastano egide altisonanti e riferimenti prestigiosi a luminari delle Scienze Sperimentali, non bastano barbe bianche rassicuranti nelle immagini pubblicitarie per fare di un sedicente Centro Terapeutico basato sulla rTMS un luogo di cura sicuro ed efficace !

In conclusione per fare della buona Medicina delle Dipendenze non ci vogliono soltanto tecniche di cura valide e sicure, ma dedizione, impegno e soprattutto tanta capacità professionale specialistica. Tale capacità dovrebbe essere comprovata da curricula ad hoc e da un’adeguata organizzazione del lavoro di cura, non solo esibita , ma attuata, fondata su multidisciplinarietà, valutazione diagnostica preliminare accurata e completa dei candidati al trattamento, disponibilità al collegamento (liaison) costante con gli altri professionisti della cura che hanno inviato il paziente o che torneranno poi ad averlo in cura, aggiornamento tecnico continuo. E non basta : essenziale diviene la consapevolezza , possibilmente suffragata da buone competenze medico legali, della natura pionieristica di questa nuova frontiera di cura e quindi della massima prudenza che deve sempre accompagnare, anzi precedere, ogni singola decisione clinica.

Fulvio Fantozzi,
Medico delle Dipendenze libero – professionista
Reggio Emilia, marzo 2018.

Oltre ad essere d’accordo con gli argomenti di Fantozzi, vorrei sottolineare che non disponiamo ancora di solide prove di efficacia della rTMS nelle varie dedizioni, e neppure un quadro delle controindicazioni e degli effetti avversi in questa popolazione. Per questo, gli interventi in essere sono quindi ancora di natura sperimentale e debbono pertanto soggiacere alla regolamentazione vigente.

 

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