I rischi dell’interazione tra clinici e giornalisti

L’interazione tra la medicina clinica e l’informazione è importante ma pericolosa, e c’è sempre il rischio che le informazioni passate non siano interpretate in maniera corretta, e si finisca per pubblicare strafalcioni imbarazzanti e a volte pericolosi.

Così, a uno stimato Collega, direttore di un SerT di una grande città italiana, capita oggi di venire intervistato in merito ai recenti episodi di overdose mortale registrati nella sua città; e capita che il giornalista, a chiusa del pezzo, scriva tra virgolette, come se fosse affermazione del clinico “Il problema dell’hashish è chiaramente l’overdose. Ti addormenti e smetti di respirare”. E non ti svegli mai più.

tratto dall’articolo online sul sito www.primocanale.it

È evidente che nessuno specialista di medicina delle dipendenze avrebbe potuto mai confondere l’eroina con l’hashish, i cui principi attivi (terpeni della cannabis), a differenza degli oppioidi, non hanno effetti clinicamente significativi sui centri che regolano il ritmo respiratorio. E i fatti tragici avvenuti negli ultimi giorni vedevano infatti l’eroina come causa efficiente.

Sicuramente il Collega male interpretato avrà il suo legittimo interesse a smentire.

Simili errori da parte dei media sono pericolosi perché rendono l’intero discorso istantaneamente inattendibile. Il consumatore anche solo approssimativamente documentato (oggi non è difficile) dopo aver letto screditerà il Professionista, il suo Servizio, forse i Servizi in genere, e non fidandosi eviterà o ritarderà i contatti, e perderà occasioni di aiuto precoce che potrebbero istradare il suo uso in maniera più benigna.

Il consiglio per noi addetti ai lavori è quindi di accertarsi sempre che quanto riferiamo venga ben compreso, prendendosi eventualmente il tempo di ricontrollare interviste o virgolettati prima di dare il benestare per la pubblicazione.

Il tema del rapporto tra clinici e giornalisti verrà affrontato con dettaglio in uno degli articoli del prossimo numero della nostra rivista “Medicina delle Dipendenze” dedicato alle overdose da oppioidi, da parte di Valentina Avon, giornalista con lunga esperienza in campo di dipendenze e patologie correlate. Rimandiamo a questo articolo per approfondire le dinamiche del rapporto tra cronisti e medici, e per capire in cosa tutte e due le classi di professionisti possano ambire a migliorare.

2 pensieri riguardo “I rischi dell’interazione tra clinici e giornalisti

  1. Mariagrazia Fasoli ha detto:

    Purtroppo, a volte, non c’è nulla da fare, specie con le televisioni nazionali a cui è anche inutile inviare lettere di rettifica o chiedere i danni dato che vivono di scandali e scandaletti e hanno nel budget le spese per vicende giudiziarie. Spieghi tutto nei particolari con linguaggio divulgativo, prepari la documentazione cartacea, aggiungi il riassunto. Niente. Passa quello che avevano deciso di far passare. Devo dire che, in questo, gli umili giornali locali sono mille volte meglio delle grandi testate forse perchè poi i giornalisti li incontri dovunque oppure perchè non han bisogno di scoop per sopravvivere dato che hanno ancora abbastanza informazioni vere per i loro lettori. Vero è anche, però, che gli “Uffici Stampa” di ASL e Ospedali spesso cercano di fare propaganda più che informazione e finiscono per avere i giornalisti che si meritano

    1. debernardis ha detto:

      Ed è per questo che il nostro blog deve impegnarsi pure per essere una fonte attendibile, pure per i media

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