Ancora sui bollettini di allerta droga, per capire

Faccio riferimento all’articolo precedente sul “Sistema di allerta inutile”. Non riesco ad inserire queste riflessioni come commento per qualche momentaneo malfunzionamento del mio computer, e quindi le aggiungo come articolo a parte (è forse tutto sommato è meglio).

Mi sembra interessante aggiungere alle considerazioni precedenti che – perlomeno ad oggi – il cittadino non è in effetti completamente schermato dalle allerte droga, ma può liberamente leggere i titoli dei bollettini riguardanti il territorio nazionale.

allerta

Sito allerte droga, screenshot del 13-7-2016

Si veda all’indirizzo www.allertadroga.it/allerte_attive.html: in data di oggi si può venire a sapere che per tutto un elenco di derivati amfetaminosimili, di cannabinoidi sintetici e di catinoni, dei quali vengono specificati in dettaglio i nomi chimici, sono stati riscontrati casi di intossicazione acuta nel nostro Paese. Niente morti fortunatamente, almeno da marzo, ma ci torneremo più avanti.

[EDIT 3-3-2017 scopriamo in data odierna che il sito internet allertadroga.it non appartiene più dal 25-12-2016 al governo italiano, ma è stato rilevato da un privato cittadino che vi ha messo su un suo blog su questioni legate alle dipendenze patologiche. Per questo abbiamo tolto l’operatività ai relativi link. 
Lasciamo comunque qui l’articolo del nostro blog per ragioni di documentazione – per meglio capire quelli che riteniamo essere seri problemi del sistema nazionale di allerta precoce].

Quello che non viene fornito dal sito ufficiale del sistema di allerta sono le relative spiegazioni, e cioè la casistica osservata, i dati clinici e tossicologici, le immagini dei prodotti sequestrati e i riscontri delle analisi di laboratorio delle molecole contenute. Tutti questi dati sono invece presenti nei completissimi, aggiornatissimi e chiarissimi bollettini inviati alle forze dell’ordine ed alle agenzie sanitarie, compresi i SerT, con DIVIETO DI DIVULGAZIONE. Divieto che per fedeltà istituzionale e per correttezza metodologica continuiamo ad osservare.

Viene spontaneo domandarsi a questo punto quale sia il razionale di questa scelta. Se si vuole impedire di creare troppo interesse pubblico su sostanze pericolose, con i relativi possibili tentativi di emulazione, che senso ha esplicitare l’elenco dettagliato delle sostanze chimiche coinvolte?

un comodo shopping con lo smartphone

Con un qualsiasi motore di ricerca è possibile subito cercarle e trovare lunghe liste di fornitori disposti a spedirle in forma pura a chiunque, per pochi euro, in pacco anonimo via corriere: sono quasi sempre sostanze legali perché ci vuole troppo tempo per annoverarle negli elenchi di quelle illegali, e basta cambiarne la formula di poco per sfuggire alla Legge.
Se volessi, con un solo clic pagherei con carta di credito o ancora meglio con bitcoin non tracciabili, e dopodomani mi arriverebbe a casa un pacchetto anonimo, simile ai milioni di pacchetti di e-commerce che circolano per il mondo, e potrei confezionare mille bustine, perfettamente legali, di “deodorante per ambienti”, che fumato farebbe un effetto dirompente e se va male letale.

Se invece si desidera informare in maniera corretta e completa la popolazione, affinché le scelte sui propri comportamenti ognuno le possa fare liberamente alla luce dei fatti, che senso ha negare proprio le informazioni più utili per la consapevolezza e la prevenzione? Perché non si deve sapere, se non negli ambienti istituzionali, quali sono i rischi, quali i sintomi dell’intossicazione, quante persone sono morte e dove, quali sono le aree dove si commerciano le sostanze più pericolose e come sono marchiati i pacchetti che le contengono?
Una volta che ammettiamo – perché questa è la realtà, piaccia o non piaccia – che vi sono cittadini che intendono usare sostanze psicoattive, perché non li vogliamo informare in maniera diretta, capillare, immediata, dei reali effetti, dei rischi, dei tranelli presenti nel mercato?
Capisco che limitarsi a dire “La droga fa male, quindi non usarne nessuna!” sia un enunciato che ha il pregio di essere onnicomprensivo, la cui applicazione pratica e a tappeto azzererebbe all’istante ogni evento avverso e ogni lutto, ma sembra sfortunatamente che finora nella realtà non funzioni, perlomeno a quel che vedo e leggo.

Inviterei infine a prendere coscienza che le frontiere nazionali in Europa non hanno più effetto né sui movimenti dei cittadini né su quelli delle merci.
Sul sito del Sistema di Allerta Precoce non trovo traccia degli eventi gravi o letali avvenuti in altri Paesi UE. Ieri noi addetti ai lavori venivamo sorpresi da un bollettino che riportava 5 recenti decessi  in Germania, legati ad uno specifico cannabinoide sintetico, di cui vengono forniti dati tossicologici, casistica, marchi di vendita e addirittura foto delle confezioni.
Davvero pensiamo che i soggetti a rischio rimangano confinati nel territorio nazionale o non abbiano contatti nelle altre città europee? Che non si spostino per lavoro, per vacanza, per eventi culturali o ricreativi, per amicizie e amori, e che non debbano sapere quali sono i prodotti più dannosi che troveranno una volta arrivati a destinazione?

Mi pare un’impostazione antica, forse paternalistica, superata purtroppo da una realtà veloce che fatichiamo a comprendere per la nostra burocratica, istituzionale lentezza evolutiva.

Ma ammetto che è tutto molto complesso, che possono esserci altre evidenze che ancora non conosco, e attendo con interesse, speranza e buonafede le spiegazioni che mi dimostreranno che ho torto.

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