GeOverdose: rapporto 2019

GeOverdose: Rapporto 2019

PREMESSA

Le fonti di GeOverdose sono soprattutto gli organi di informazione e le segnalazioni degli utenti e di alcune Istituzioni, il cui numero va aumentando. Per questi motivi i dati sono da considerarsi parziali. In base al confronto fra i dati ufficiali del 2018 e quelli raccolti da noi nello stesso anno, abbiamo stimato che GeOverdose riesce ad intercettare poco meno dell’80% dei decessi. Una parte di quelli che non vergono intercettati, probabilmente, sono inseriti fra i ‘decessi sospetti’, ovvero fra quegli eventi che sono molto suggestivi di un decesso per overdose ma che non possono essere confermati mentre altri, invece, non assurgono al rango di notizia. Per questi motivi GeOverdose non è lo strumento ideale per effettuare un computo preciso del numero di decessi. I nostri dati, però, sono in tempo reale, geolocalizzati al livello di indirizzo o quantomeno di comune, sono basati su un campione molto significativo e contengono notizie anche sulle circostanze legate agli eventi, che sono quelle più utili per la prevenzione e la riduzione del danno. Inoltre il nostro rapporto viene pubblicato con largo anticipo rispetto a quello ufficiale ed è in grado di individuare precocemente le tendenze e, se lo si vuole, di agire con tempestività. Per tutti questi motivi, invitiamo i lettori a valorizzare il rapporto in termini di tendenza e non di numeri assoluti, per le informazioni geografiche e qualitative.

 

LA MORTALITA’ ACUTA CORRELATA ALL’USO DI DROGHE: LA SERIE STORICA

Secondo i dati ufficiali, nel corso del 2018 in Italia sono stati registrati 334 decessi per overdose, con un aumento del 13,6% rispetto rispetto ai 294 decessi registrati nel 2017, cui corrisponde un tasso di mortalità sulla popolazione a rischio (15-64 anni) di 8,6 decessi per milione di abitanti. I dati del 2017 e del 2018, ad ogni modo, se pure in leggero aumento rispetto al 2016, giungono al termine di una lunga tendenza negativa, iniziata nel 1997, durante la quale i decessi sono passati dai 1566 del 1996 ai 334 dell’anno scorso (meno 78,6%).

Decessi per overdose in Italia: 1987 - 2018

LA MORTALITA’ PER DROGHE IN ITALIA RISPETTO AL RESTO DEL MONDO

I dati circa la mortalità acuta per droghe nei Paesi dell’Unione Europea sono disomogenei, perchè raccolti con metodi diversi. A ciò si aggiunga che alcuni Paesi, come la Grecia, non comunicano i prorpri dati. Ad ogni modo, stando ai dati ufficiali forniti forniti ad EMCDDA, nei Paesi dell’Unione Europea sono avvenuti 8799 decessi acuti per droghe, corrispondenti ad un tasso medio standardizzato di mortalità di 22,6 decessi per milione di abitanti, ovvero tre volte superiore a quello registrato in Italia. Se poi rapportiamo la mortalità acuta per droghe in Italia, misurata come tasso standardizzato di mortalità, a quella degli altri Paesi dell’Unione Europea, otteniamo un grafico di questo tipo.

Mortalità per overdose nei Paesi dell'Unione Europea

Il nostro Paese, quindi, è agli ultimi posti per mortalità acuta per droghe in in Europa ed all’ultimo posto se si considerano i Paesi più industrializzati ed economicamente progrediti. In Europa, quasi la metà dei decessi avviene nel Regno Unito ed in Germania, mentre il nostro Paese fornisce un contributo assai modesto a questo numero, specie se si considera la sua popolazione. L’immagine successiva, tratta dal rapporto ‘Drug-related deaths and mortality in Europe’ di EMCDDA sintetizza bene quanto prima descritto.

Le overdose in Europa secondo EMCDDA

La stima dei decessi per overdose nel resto del mondo è ancora più complessa. Molti Paesi non forniscono dati, ma è possibile affermare che in Europa la mortalità sia complessivamente molto più bassa rispetto a quanto accade nel resto del pianeta. Negli Stati Uniti, ad esempio, nel corso del 2017 sono stati registrati 70.237 decessi, corrispondenti ad un tasso di mortalità di 217 decessi per milione di abitanti, ovvero circa dieci volte superiore a quello medio registrato in Europa nello stesso anno e trenta volte superiore a quello registrato in Italia. La figura successiva rappresenta graficamente la mortalità per overdose nel mondo (dal Global Burden of Disease, GBD).

Mortalità per overdose nel mondo

Stando a quanto prima esposto e documentato, l’Italia è agli ultimi posti per mortalità acuta da droghe nel mondo ed all’ultimo posto in assoluto fra i Paesi occidentali e fra quelli più industrializzati ed economicamente progrediti. Riteniamo che questa precisazione sia doverosa e consenta una lettura più equilibrata dei dati che seguono. I risultati conseguiti dal nostro Paese sono il frutto di un sistema complesso e capillare di cura, prevenzione e riduzione del danno, sparso su tutto il territorio nazionale e che non ha pari al mondo. La finalità di GeOverdose è anche quella di monitorare costantemente l’efficienza del sistema, cogliere precocemente qualsiasi segno di cedimento e fornire, ove possibile, informazioni utili al suo miglioramento. I segnali colti negli ultimi anni non vanno sottovalutati ma, alla luce di quanto prima esposto, è tutt’altro che corretto parlare di emergenza overdose oggi in Italia o di sistema di cura che non funziona (come purtroppo hanno fatto illustri testate per mano di firme famose) ed è senza dubbio ingrato nei confronti di chi in questi anni si è prodigato in silenzio per conseguire questi risultati.

RAPPORTO GEOVERDOSE 2019

Nel corso del 2019, il sistema di rilevamento di GeOverdose ha registrato 253 decessi acuti riconducibili ad assunzione di droghe (6,5 decessi per milione di abitanti) rispetto ai 251 registrati al termine del monitoraggio del 2018, cui corrisponde il medesimo tasso di mortalità. Il numero dei decessi potrebbe ancora lievemente aumentare, a causa di eventi che vengono resi pubblici a distanza di mesi, ma non vi sono variazioni significative rispetto al numero di decessi registrati al termine del monitoraggio del 2018. Gli eventi sospetti, invece, sono stati 39, a fronte dei 67 dell’anno precedente. In base a questi numeri e fatte salve le premesse iniziali, non dovrebbero esserci differenze significative nei dati definitivi fra il 2018 ed il 2019.

Di questi 253 decessi, 9 (3,6%) hanno riguardato persone senza una dimora stabile e sono stati tutti dovuti all’eroina, mentre 5 (2,4%) sono avvenuti nell’immediatezza dell’uscita dalla comunità terapeutica. Anche in questo caso i decessi sono tutti attribuibili all’eroina. I decessi avvenuti in carcere, agli arresti domiciliari o nell’immediatezza dalla scarcerazione, invece, sono stati 10 (3,9% del totale). I decessi avvenuti all’interno di overdose simultanee, ovvero di eventi in cui due o più persone hanno sviluppato contemporaneamente un’overdose, sono stati 11 (4,3%). Infine, quelli avvenuti all’interno di un treno, di una stazione o nell’area dircostante la stazione stessa sono stati 20 (7,9%).

CARATTERISTICHE GENERALI DEI DECEDUTI

L’età media dei 253 soggetti deceduti nel 2019 è 39,3±10,6 anni, in leggero aumento rispetto a quella registrata nel 2018 (38,5±10,3). Tale aumento, ad ogni modo, non è statisticamente significativo. Molto più interessante, invece, è il confronto fatto in base alle fasce di età dei deceduti.

Decessi per overdose: confronto per fasce di età

Il primo dato da registrare è il calo dei decessi nella fascia di età fra i 15 ed i 19 anni, per quanto in presenza di un aumento nella decade successiva. Nel corso del 2018, infatti, si erano registrati 17 decessi fra i giovanissimi, pari al 6,8% del totale. Un dato anomalo e preoccupante, amplificato da alcune notizie di cronaca nera che avevano colpito l”opinione pubblica ed erano state rilanciate con una certa enfasi dagli organi di informazione. Nel 2019, invece, i decessi fra i giovanissimi sono stati solo 9, ovvero il 3,5% del totale. Il dato più evidente, poi, è lo spostamento in alto della fascia di età più colpita, che nel 2018 era quella fra i 35 ed i 39 anni, mentre nel 2019 è quella fra i 40 ed i 44 anni. Nel 2019, il 52,1% dei soggetti deceduti aveva 40 anni o più, nel 2018 erano il 44,6%. Questi dati confermano il trend di progressivo aumento dell’età media dei decessi acuti per droghe: a morire di overdose in Italia sono soprattutto le persone di età matura e con una lunga storia di dipendenza, come accertato in altri studi.

Fra i 253 soggetti deceduti deceduti nel corso del 2019, 204 (80,6%) erano maschi e 39 (19,4%) erano femmine, da cui deriva un rapporto M/F uguale a 4,2 (4,2 maschi deceduti per ogni femmina), non molto diverso da quello registrato nel 2018 che era di 4,7. Fra i deceduti, i maschi sono molto più vecchi delle femmine (40,1±10,7 vs 35,9±9,7; p<0.02). Più del 60% delle femmine decedute aveva meno di 40 anni. Queste differenze erano state già registrate nel 2018.

A riprova di ciò, incrociando l’età per il sesso, se ne ricava che la percentuale di femmine al di sotto dei 40 anni è quasi il doppio di quella delle decedute che hanno 40 anni o più (p<0.05).

Overdose 2019: sesso per età

Se confrontiamo i dati del 2018 e del 2019 con quelli del monitoraggio parziale del 2017, quando GeOverdose era ancora in fase sperimentale, se ne ricava un trend progressivo all’aumento dell’età media, ma anche della percentuale di femmine decedute. Coloro che muoiono per overdose sono sempre più vecchi, ma anche sempre più spesso femmine e queste ultime sono in genere più giovani dei maschi.

Overdose: tendenze per età e per sesso

Fra i deceduti del 2019, gli stranieri sono il 16,8% (erano il 14,1% nel 2009) e sono molto più giovani rispetto agli italiani (33,1±8,5 vs 40,5±10,6; p<0.001). Questa differenza era già registrata nel 2018 e viene confermata dai dati del 2019.

 

Le sostanze che hanno causato il decesso

Premessa: la diagnosi tossicologica di GeOverdose è basata sulle circostanze del decesso e su quanto riportato dagli articoli di stampa, che viene sempre valutato in maniera critica. In una minoranza i dati sono stati integrati e talvolta corretti con quelli delle risultanze dell’autopsia e dell’esame tossicologico. Si tratta, quindi, nella maggior parte delle volte di una diagnosi presuntiva.

E’ stato possibile ipotizzare la sostanza responsabile del decesso in 220 casi su 253 (87%). Per le situazioni in cui è stato possibile ipotizzare il ruolo prevalente di una sostanza, queste sono risultate essere soprattutto l’eroina (172 casi, 79,2%), la cocaina (14 decessi, 6,4%) oppure il mix fra le due noto come speedball (6 casi, 2,7%). L’eroina e la cocaina, da sole, sono responsabili di quasi il 90% dei decessi. Il cocktail di droghe ed alcol risulta responsabile di 6 decessi (2,7%) ed il metadone assunto al di fuori di una prescrizione di 5 (2,3%), i farmaci di 4 (1,8%), gli oppioidi sintetici ed il cocktail di droghe e alcol di 3 ognuno (1,4%). Infine due decessi sono stati dovuti agli inalanti e 2 sono avvenuti nel corso della pratica nota come ChemSex (0,9%), mentre le amfetamine, il cocktail di farmaci ed alcol e l’alcol stesso hanno causato ognuno un decesso (0,4%). Teniamo a chiarire, a questo proposito, che le notizie riguardanti eventi da alcol sono gravate da maggiori bias di pubblicazione, e il loro peso relativo in questi confronti non è da considerarsi congruente con la realtà delle cose. La distribuzione delle sostanze che hanno causato l’evento letale è grosso modo sovrapponibile a quella registrata nel 2018.

Overdose 2019_ sostanze che hanno procurato il decesso

Analisi geografica

Analisi per Regioni

Nel corso del 2019, la Regione con il maggior numero di decessi è stata il Veneto (41), seguito dall’Emilia Romagna (32), dalla Toscana (24) e dalla Lombardia (21), mentre l’unica Regione in cui non si sono registrate vittime è stato il Molise. I numeri assoluti, però, vanno rapportati alla popolazione residente in fascia di età a rischio (15-64 anni). Da questo calcolo si ottiene un tasso standardizzato di mortalità che tiene conto della popolazione di ogni singola regione. Il tasso medio nazionale nel 2019 è di 6,5 decessi per milione di abitanti. Se teniamo conto del tasso standardizzato di mortalità, la regione con più decessi è la Valle d’Aosta (24,9 decessi per milione di abitanti), seguita dall’Abruzzo (16,5 decessi), dalle Marche (15,9 decessi) e dall’Umbria (13,5 decessi), mentre le regioni con i tassi di mortalità più bassi sono il Molise (0 decessi), la Puglia (1,1 decessi), la Calabria (2,3 decessi) e la Sicilia (2,7 decessi). Nella figura successiva sono rappresentati graficamente i tassi standardizzati di mortalità di tutte le regioni italiane (la linea rossa rappresenta il tasso medio nazionale).

Overdose: tasso di mortalità per Regione nel 2019

Nella tabella successiva, sono riportate le variazioni dei tassi di mortalità regionali del 2019 rispetto al 2018.

Variazione tassi di mortalità per overdose per regione: 2018 - 2019

La prima considerazione riguarda il dato della Valle d’Aosta, che è risultata di gran lunga la prima per mortalità nel 2019 ed è anche quella che ha compiuto il balzo in avanti più significativo rispetto al 2018. Nel valutare questo dato, occorre tenere presente che la Valle d’Aosta è una Regione molto piccola, con una popolazione a rischio di poco più di 80.000 abitanti e pertanto sono sufficienti due soli decessi per ottenere un tasso di mortalità drammatico. Fatta questa precisazione, il dato di maggior rilievo è il netto miglioramento della situazione nell’Italia centrale ed in particolar modo in Umbria, che dopo molti anni perde la maglia nera di Regione italiana con il più alto tasso di mortalità. Migliorano nettamente anche la Sardegna e la Liguria, che l’anno scorso avevano fatto preoccupare. Malgrado questo miglioramento, però, la mortalità complessiva rimane stabile, a causa dell’aumento, seppur modesto, registrato nelle Regioni più popolose del Paese ed in particolare in Veneto.

Il ‘caso Veneto’

In base all’analisi dei dati raccolti da GeOverdose nel 2019, il Veneto merita una riflessione a parte. Avevamo già segnalato l’anomalia del Veneto qualche mese fa, mentre il monitoraggio del 2019 era ancora in corso ma i segnali erano già chiari. Nel 2019, i decessi in Veneto sono stati 41 (erano 32 nel 2018, con un incremento del 28%), con un tasso standardizzato di mortalità di 13,1 decessi per milione di abitanti. Il 16,2% dei decessi registrati da GeOverdose nel nostro Paese è avvenuto in Veneto. In quella regione, ormai, il trend all’aumento è netto e costante, la mortalità per overdose è in progressivo aumento da alcuni anni e l’anno scorso è pressochè triplicata rispetto ai dati ufficiali del 2015, quando i decessi erano stati solo 15. I morti sono aumentati soprattutto a causa dell’eroina, che nel 2019 ha causato l’83% dei decessi. Inoltre, mentre nel 2018 i decessi in Veneto si concentravano soprattutto nella provincia di Venezia (e secondariamente nel padovano), l’anno scorso la mortalità è aumentata un po’ in tutta la Regione ed in particolare nella provincia di Vicenza, dove è più che triplicata. Le province di Belluno e di Rovigo, invece, hanno tassi di mortalità sovrapponibili a quello nazionale, ma nel 2018 mostravano una situazione molto migliore. In Veneto rimane ‘fredda’ solo la provincia di Verona, che sembra risentire più dell’influsso della Lombardia che di quello del restante Veneto.

Mortalità per overdose in Veneto: confronto 2018-2019

Analisi per province

L’analisi della mortalità per province consente di caratterizzare meglio la geografia del fenomeno. Le province con il maggior numero di decessi sono Vicenza (13 decessi), Venezia, Firenze, Bologna e Napoli (12) e Milano e Roma (11). Come per le regioni, però, i numeri vanno rapportati alla popolazione a rischio residente (tasso standardizzato di mortalità). Nella figura successiva i tassi standardizzati di mortalità delle prime 20 province (la linea rossa rappresenta il dato medio nazionale).

Overdose: tassi di mortalità per provincia 2019

Malgrado il miglioramento generale in Liguria, la provincia di Imperia si conferma maglia nera anche per il 2019, con un tasso di mortalità di 38,1 decessi per milione di abitanti, seguita da Pescara (29,3 decessi), Pistoia (27,5) e Fermo (27,3). La termografia, però, permette di cogliere le variazioni geografiche molto meglio dell’istogramma.

Termografia overdose 2018 - 2019

Come si può apprezzare, rispetto al 2018 nel 2019 la mortalità si è ridotta significativamente nell’Italia centrale, dove era storicamente elevata e ciò è avvenuto soprattutto in Umbria e, secondariamente nelle Marche, mentre è aumentata in Abruzzo, soprattutto nella provincia di Pescara: nell’Italia centrale, la provincia di Macerata cede la maglia nera a quella di Pescara. Questa riduzione è compensata dall’aumento in alcune province, soprattutto del nord est (soprattutto Veneto e secondariamente Emilia-Romagna), della Toscana settentrionale ed in parte del nord ovest. Ne deriva una caratterizzazione geografica leggermente meno netta rispetto al passato e, soprattutto, più spostata verso nord. Il coinvolgimento di province adiacenti appartenenti a regioni diverse, rafforza l’ipotesi dell’esistenza di bacini di consumo e di un certo ruolo del mercato illegale (assieme ad altri fattori) nella caratterizzazione geografica del fenomeno.

Analisi delle circostanze

Le circostanze principali registrate da GeOverdose sono il luogo (all’aperto oppure al chiuso) e la presenza o meno di altre persone (consumatori di sostanze o meno) al momento dell’assunzione. In particolare, sono stati intesi come luoghi ‘chiusi’ tutti quelli non visibili dall’esterno, dai passanti etc e luoghi ‘aperti’ tutti quelli in cui era possibile per qualcuno accorgersi di quanto stava avvenendo. Oltre a queste, sono state raccolte altre circostanze specifiche, quando esse erano disponibili, come più avanti dettagliato.

Luogo

Su 253 decessi, 181 (71,6%) sono avvenuti al chiuso, 60 (23,7%) all’aperto ed in 12 (4,7%) non è stato possibile determinarlo. Se si considerano solo i decessi per cui è stato possibile determinare il luogo, il 75,1% sono avvenuti al chiuso ed il 24,9% all’aperto. Questi dati sono sovrapponibili a quelli registrati nel 2018. A morire in un luogo chiuso sono soprattutto le donne rispetto agli uomini (81,3% vs 69,6%) e gli italiani rispetto agli stranieri (77,4% vs 64,1%). Il dato più interessante, però, emerge dal confronto di queste percentuali con quelle del campione di overdose non fatali che abbiamo raccolto nel 2019. Infatti, se esaminiamo i ricoveri, il 53,6% delle overdose non mortali registrate da GeOverdose è avvenuta all’aperto e solo il 46,4% al chiuso. La differenza è altamente significativa (p<0.001).

Overdose 2019: luogo degli eventi

L’interpretazione di questo dato è semplice: essere in luogo chiuso o comunque non visibile riduce le probabilità di essere soccorsi ed aumenta il rischio di morte in caso di overdose mentre l’essere in luogo aperto o comunque visibile favorisce il fatto che vengano allertati i soccorsi e riduce la probabilità di decesso.

Un luogo chiuso che ricorre con una certa frequenza sono gli alberghi, ostelli ed agriturismi, dove sono avvenuti 11 (4,3%) dei 253 decessi registrati da GeOverdose nel 2019. Ancora più frequenti sono i decessi che avvengono all’interno di automobili, camper, roulotte etc. Nel corso del 2019, ben 22 decessi (8,7%) sono avvenuti all’interno di mezzi di trasporto privati. (N.B. L’automobile è stata considerata sia luogo aperto che chiuso, a seconda di dove fosse parcheggiata e di quanto fosse visibile ai passanti quello che stava avvenendo all’interno. Tutti i decessi registrati, in base a questa classificazione, sono avvenuti in automobile considerata luogo chiuso, ovvero con il mezzo parcheggiato in posizione non visibile ai passanti. Il bagno rimane un classico dell’overdose, nel nostro come in altri Paesi: nel 2019 le persone ritrovate già decedute in bagno, sia esso quello di un’abitazione, che di un treno, di una stazione, di un autogrill o di un grande magazzino, sono state 23, ovvero il 9,1% del totale. La stragrande maggioranza dei decessi, però, avviene nelle abitazioni private e sempre più spesso le persone vengono ritrovate già cadavere nella propria abitazione: nel corso del 2019 i decessi di questo tipo sono stati 94, ovvero il 37,2% di tutti gli eventi mortali ed il 52% di quelli avvenuti al chiuso.

Se una persona deceduta per overdose viene ritrovata già morta in casa, esistono solo due possibilità: o era sola nel momento in cui ha assunto droghe oppure era in compagnia e le persone che erno con lei si sono allontanate senza allertare i soccorsi. Fra le 94 persone ritrovate già morte nella propria abitazione, 70 (74,5%) erano sicuramente sole nel momento in cui hanno assunto droghe.

Essere in un luogo chiuso o comunque non visibile dall’esterno quando si assumono droghe, quindi, rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per il decesso correlato alle circostanze.

Presenza di altre persone

Fra le 253 persone decedute per overdose nel 2019, 163 (64,4%) erano sole al momento del decesso, 45 in compagnia (17,8%) e per 45 (17,8%) non è stato possibile determinarlo. Se consideriamo solo i decessi per cui è stato possibile determinare questo dato, la percentuale di quanti erano soli sale al 78,4%. Assumere sostanze da soli, quindi, rappresenta il secondo importante fattore di rischio per il decesso correlato alle circostanze e ciò è abbastanza intuitivo, considerato che in caso di perdita di coscienza non vi è nessuno che possa allertare i soccorsi. Ciò che è imperativo sottolineare, però, è che ad assumere sostanze da soli fra i deceduti sono stati soprattutto gli eroinomani rispetto ai coinsumatori di altre sostanze (82,9% vs 67,7%, p<0,02). Tutti i dati esposti finora, confermano le tendenze già registrate nel corso del monitoraggio 2018.

Overdose 2019: presenza di altre persone

Tutti questi dati ci consentono di aggiornare il profilo della persona che muore di overdose ed in particolare di quella che muore per eroina, che risulta essere di gran lunga la sostanza più spesso in causa. Sappiamo da studi precedenti che il profilo a rischio per overdose da eroina nel nostro Paese sia, in estrema sintesi, maschio, di età superiore ai 35 anni, con una lunga storia di dipendenza e ripetute pregresse disintossicazioni. In base al monitoraggio di questi due anni (e di quello sperimentale precedente) è possibile correggere leggermente questi dati e spostare l’età a 40 anni, associando il rilievo dell’aumento progressivo di casi fra le femmine, seppure ancora in netta minoranza. A questo va sicuramente aggiunto: che abbia assunto eroina da solo ed in un luogo chiuso, che è l’informazione più utile per gli operatori della prevenzione e della riduzione del danno. La scarcerazione e l’uscita dalla Comunità Terapeutica si confermano come ulteriori fattori di rischio.

Dai dati di GeOverdose, il consumo di eroina oggi in Italia appare come un fatto molto personale, consumato nel privato o nell’intimità, mentre suo consumo di gruppo, seppure ancora esistente, ha assunto dimensione residuali, specie quello all’aperto. L’eroina viene assunta soprattutto in casa, da soli e le persone che muoiono vengono ritrovate a distanza di tempo, già decedute. I dati di GeOverdose indicano in modo incontrovertibile che assumere eroina da soli ed in un luogo chiuso sia il maggior fattore di rischio per overdose correlato alle circostanze. Fra tutte le emergenze da sovradosaggio di droghe, l’overdose da eroina è la più temibile, ma anche l’unica per la quale esiste un antidoto efficace, il naloxone, in grado di risvegliare in pochi secondi una persona a rischio di morte imminente. Per poter soccorrere una persona e somministrargli il naloxone, però, occorre che si sappia che ne ha bisogno e ciò non avviene quando si è da soli ed al chiuso. Ciò impone un aggiornamento delle strategie di prevenzione dell’overdose, incentrate finora sul consumo di gruppo e sulle competenze degli stessi eroinomani, addestrati a somministrare il naloxone. Per quanto esse abbiano ancora un ruolo, non risultano però applicabili nei casi, ormai maggioritari, di assunzione solitaria e privata di eroina.

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