Drug test a sorpresa ai ragazzi delle scuole superiori di Verona

Apprendo, da un valente Collega di cui non farò il nome, che a Verona verranno fatti drug test a sorpresa agli studenti delle medie superiori.

I genitori ad inizio anno daranno il consenso, gli studenti riceveranno il preavviso a sorpresa un giorno prima per fare il test una o due volte l’anno, le analisi saranno fatte con striscette immunometriche ed eventuale secondo livello in caso di positività, i risultati verranno dati ai genitori e allo studente, non alla scuola, secondo previsione in collegamento telematico (WhatsApp o Skype).

Se gli studenti rifiuteranno il prelievo, saranno avvisati i genitori.

Questo intervento di politica sanitaria locale a mio avviso presta il fianco a varie critiche e può essere anche molto pericoloso e fonte di aumento (non riduzione) del danno associato alle droghe.

Esprimo il mio parere tralasciando ogni considerazione che non sia strettamente tecnica (per quanto ne avrei di non tecniche).

1) l’intervento come prospettato è del tutto decontestualizzato. Non risulta da quanto ho avuto modo di leggere alcun lavoro di conoscenza dello studente, di disponibilità ad accogliere le sue domande e necessità, come farebbe qualunque sportello di assistenza psicologica scolastica. Non c’è neppure alcun lavoro a monte sulla famiglia. C’è un consenso a inizio anno, ed un verdetto consegnato a distanza per interposto schermo, e le conseguenze del verdetto sono lasciate alla famiglia, nel bene e nel male.

Anche nel caso in cui lo studente rifiutasse il prelievo a sorpresa, informando la famiglia del diniego si opera una destabilizzazione prima di qualsiasi presa in carico neanche minima, neanche di mera sicurezza.

Nessun ambulatorio con esperienza, credo, inizierebbe l’attività con un adolescente dal solo prelievo di urine senza prima parlagli e stabilire un minimo di contatto anche solo umano, lasciamo stare professionale. Eppure.

Mi chiedo se si sia valutata la possibilità che un simile scossone a una famiglia senza alcuna rete di protezione possa essere causa di eventi avversi, anche gravi (abbandono scolastico, induzione di patologia traumatica), anche irreversibili (atti autolesivi, suicidio). Spero che chi ha disegnato ed attuerà l’intervento abbia come minimo un’ottima assicurazione per la responsabilità civile professionale, e fermiamoci al civile.

2) Sapendo di essere soggetti a drug test a sorpresa con punizioni in caso di positività, è dimostrato e descritto dalla Letteratura scientifica che in ambienti controllati (es. prigioni in UK) si verifica uno spostamento dalle sostanze psicoattive classiche, più conosciute, visibili ai drug test, e possibilmente meno pericolose, agli analoghi sintetici reperibili su internet, meno conosciuti, anche di molto più pericolosi, e non visibili alle analisi urinarie.

Questa è una conseguenza della “Iron Law of Prohibition”: maggiore il grado di proibizione, più pericolose diventano le droghe.

In UK per esempio i drug test punitivi a sorpresa nelle carceri hanno portato alla sostituzione della cannabis naturale, con livello di rischio molto relativo, a cannabinoidi sintetici sempre meno controllabili, con gravi rischi sanitari e di sopravvivenza, e comportamentali, molto maggiore prevalenza della dipendenza e sintomi astinenziali precoci e intensi. E se dobbiamo dare peso alle rilevazioni ESPAD (e io ho qualche dubbio, ma non importa), i cannabinoidi sintetici sono già diffusi nella popolazione studentesca italiana e il più delle volte non sono agevolmente rilevabili nei campioni biologici a meno che non siano già noti.

Ovviamente esistono controparti sintetiche e difficilmente rilevabili specie dai test di primo livello, come quelli prospettati dal protocollo di Verona, anche per gli oppioidi (basta che non abbiano lo scheletro base della morfina) e degli psicostimolanti (se non hanno lo scheletro base fenil-etil-aminico o quello della cocaina).

In buona sostanza, si va a perturbare un sistema con il concreto rischio di portarlo in una situazione di maggiore pericolo senza poterlo valutare e impedire.

Ottimo lavoro, no?

Queste sono le prime obiezioni, ripeto strettamente tecniche, che mi vengono in mente, ma mi sembrano pesanti a sufficienza.

Immagino pertanto che la decisione di intraprendere tale intervento non sia stata strettamente tecnica. Qui mi fermo.

ADDENDUM

Marica Ferri, ricercatrice italiana dell’EMCDDA di Lisbona, ci ha segnalato una recente revisione degli studi sui drug test a sorpresa nelle scuole.

La conclusione della revisione è che l’evidenza scientifica a supporto di azioni simili è scarsa, in merito alla riduzione dell’uso di droghe nei soggetti sottoposti al test e nei loro compagni di scuola.

2 pensieri riguardo “Drug test a sorpresa ai ragazzi delle scuole superiori di Verona

  1. Mariagrazia Fasoli ha detto:

    Dove è stato fatto, si direbbero soldi buttati. Come gli altri interventi di prevenzione ahimè.
    Romer, Dan. “Drug Prevention in Schools: Mandatory Random Drug Testing.” (2016).
    • No effect of the program on students’ reports of using substances subject to testing (possibly including tobacco and alcohol) during the past 6 months.
    • No effect on illegal substance use, whether it was tested for or not, over the past 6 months.
    • No effect on any substance use in general in the past 6 months.
    • No difference in reports of substance use in general or of illegal substances in general within the last 30 days of the surveys.
    However, there was a statistically significant difference in reports of past 30-day use of substances that were subject to testing in the MRDT program (16.9 percent of students reported using those substances vs. 22.9 percent in non-MRDT schools).
    Thus, the program’s effect appeared to be limited to those students who were subject to testing, for the drugs that were likely to be detected, and only during the 30-day period prior to taking the survey.
    http://cdn.annenbergpublicpolicycenter.org/wp-content/uploads/Drug_Prevention_in_Schools_issue_brief_Sept2016.pdf

  2. Qui la posizione di Fabio Lugoboni, componente del direttivo SITD Veneto, direttore dell’unità di Medicina delle Dipendenze presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona:

    http://borgotrentoverona.org/droga-scontro-tra-medici-no-ai-controlli-a-scuola/

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