Cosa è veramente l’eroina gialla

Ovuli di eroina gialla

Da alcuni mesi la cosiddetta ‘eroina gialla’ è sulle prime pagine dei media presentata, di volta in volta, come una micidiale ‘nuova droga’ oppure come la solita ed unica responsabile dei decessi per overdose che hanno fatto notizia negli ultimi mesi. Questa lettura e questa impostazione, però, possono essere negative e controproducenti in un’ottica di prevenzione: attribuire solo all’eroina gialla la responsabilità di questi decessi significa, implicitamente, affermare che gli altri tipi di eroina circolante non possono uccidere e ciò è assolutamente falso sia sul piano scientifico che su quello, molto più semplice, della realtà. Per questo riteniamo opportuno fare un po’ di chiarezza alla luce delle evidenze disponibili in Letteratura e di quanto abbiamo appreso nel corso della nostra lunga esperienza.

 

La sintesi dell’eroina

Non si riescono a comprendere le modificazioni intervenute negli ultimi anni circa l’eroina presente sul mercato illegale se non si tengono presenti quelle avvenute nello stesso periodo nella produzione di oppio e nella sintesi dell’eroina in Afghanistan. Il processo che porta dall’oppio all’eroina viene eseguito in laboratori molto artigianali, spesso improvvisati e luridi, e consiste in due fasi: l’estrazione della morfina dall’oppio e la sua acetilazione in eroina.

 

L’estrazione della morfina

L’estrazione della morfina è relativamente semplice, tanto da poter essere sempre eseguita dagli stessi contadini che hanno prodotto l’oppio. Il processo inizia con la frantumazione dei pani, che vengono immersi in acqua calda con l’aggiunta di bicarbonato. Il liquido brunastro ottenuto viene lasciato riposare e successivamente filtrato. L’aggiunta di cloruro di ammonio provoca infine la precipitazione di una polvere grigio-marrone che, una volta filtrata e disidratata, costituisce la morfina base, un prodotto molto grezzo, fatto per circa il 50 per cento da morfina, per il 20 per cento da narcotina (noscapina) e per il 30 per cento da altri composti.

Oppio da raffinare ad eroina

 

Dalla morfina all’eroina

Durante il secolo scorso, quando la produzione di oppio in Afghanistan era 30 volte inferiore, i contadini afghani si limitavano per lo più alla produzione di morfina base, che veniva ulteriormente processata ad eroina in raffinerie situate al di fuori del Paese. Parallelamente all’aumento della produzione di oppio, i contadini hanno iniziato a produrre autonomamente eroina, seppure in maniera artigianale.

Già nel 2006, l’anno prima della prima produzione record, sono stati smantellati 248 laboratori per la raffinazione/sintesi dell’eroina, una minima parte rispetto a quelli esistenti. A convertire l’oppio in eroina sono soprattutto soggetti di etnia pashtoon. In effetti, i primi ad apprendere dai chimici iraniani le tecniche di raffinazione sono stati gli shiwaris, etnia proveniente dai confini con il Pakistan, che attualmente gestiscono le raffinerie situate nella parte settentrionale dell’Afghanistan.[1]

Frammentazione dei pani di oppio

Durante il secolo scorso, inoltre, la morfina base veniva ‘raffinata’ fuori dai confini dell’Afghanistan esclusivamente ad eroina di grado 3 (la cosiddetta eroina base, non idrosolubile). Negli ultimi anni, non solo gli afghani hanno iniziato a produrre autonomamente eroina, ma hanno imparato ad effettuare il passaggio successivo, producendo eroina di grado 4 (il cloridrato idrosolubile o eroina bianca), secondo una metodica semplice ed alla loro portata.

Nel 2005 su Bullettin of Narcotics, la rivista curata direttamente da UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), veniva pubblicato un articolo che documentava (anche fotograficamente) la produzione di cloridrato di eroina in un laboratorio artigianale afghano, utilizzando un’attrezzatura assai semplice e solo una piccola quantità di acetone come solvente organico.[2]

I passaggi successivi che conducono alla sintesi di eroina cloridrato secondo questo metodo rudimentale, sono schematizzati nella figura che segue.

 

sintesi dell'eroina

 

La scarsa disponibilità di solventi e di materie chimiche in Afghanistan obbliga ad utilizzare questa procedura rudimentale, che comunque conduce alla produzione di cloridrato di eroina. Si tratta di un prodotto bianco, ma dall’aspetto più sporco, perchè maggiormente ricco di residui e di intermedi del processo di lavorazione (soprattutto a causa della scarsità dei solventi utilizzati nella fase di lavaggio). Ne risulta un’eroina comunque bianca, ma non candida come quella proveniente dal Sud Est asiatico.

Le analisi di laboratorio effettuate durante il processo di lavorazione hanno dato i seguenti risultati.

Contenuto in alcaloidi durante le fasi del processo di lavorazione per la produzione di cloridrato di eroina in un laboratorio afghano (in percentuale sul prodotto secco)
Eroina 6-MAM Morfina Codeina Papaverina Narcotina
Eroina base 68,1% 7,6% 1,8% 5% 1,1% 6%
Eroina

base bianca

78,5% 6,8% 2% 4,7% 0 0
Cloridrato

di eroina

74,0% 5,4% 0,3% 4,4% 0 0

 

Come è possibile osservare, il cloridrato di eroina è solo marginalmente più potente dell’eroina base (74% vs 68%) e addirittura meno potente dell’eroina base bianca, forma non ancora idrosolubile. Questo smentisce la retorica di quanti, negli anni passati, hanno indicato l’eroina bianca afghana come una ‘nuova e molto più potente eroina’. L’eroina bianca afghana è solo lievemente più potente di quella di grado 3 che viene prodotta nello stesso Paese.

L’eroina di grado 4 afghana, inoltre, è sì priva degli alcaloidi non psicoattivi (benzilisoquinolinici) papaverina e narcotina, ma ancora ricca in 6-monoacetilmorfina (6-MAM) e acetilcodeina e con tracce di morfina. Questi ultimi alcaloidi sono anche essi psicoattivi e concorrono, assieme all’eroina, all’effetto farmacologico complessivo.

La presenza di questi alcaloidi (ed in particolare quella di 6-monoacetilmorfina) testimonia l’artigianalità del processo utilizzato per la sintesi e la scarsità di sostanze chimiche che vengono impiegate.

E’ possibile ipotizzare che oggi siano migliaia le raffinerie in Afghanistan, più o meno artigianali, sparse su tutto il territorio. Molte di queste sono in grado di effettuare l’ultimo passaggio, producendo eroina cloridrato idrosolubile (o di grado 4 o la bianca), grazie alla povertà dei materiali necessari, alla semplicità della metodica ed ai pochi solventi utilizzati.

L’articolo pubblicato su Bullettin of Narcotics ci permette anche una stima della qualità della produzione dei laboratori clandestini afghani, in termini di purezza: la percentuale di principio attivo dell’eroina base era del 68,1%, mentre quello dell’eroina bianca del 74%. In base a questi dati, è possibile affermare che le partite afghane con percentuali di eroina attorno al 75% possono essere considerate virtualmente ‘pure’, ovvero messe in commercio così come prodotte dal laboratorio.

Le modificazioni nella produzione di eroina intervenute negli ultimi anni in Afghanistan hanno avuto ripercussioni importanti sul mercato europeo, con la comparsa di quantità rilevanti di cloridrato, in media più potente dell’eroina base, a basso prezzo. Accanto a ciò, un’altra modificazione di mercato importante è la grande variabilità dei tipi di eroina disponibili, a fronte di un’offerta standard e di un unico prodotto, come avveniva nel secolo scorso.

Filtrazione dell'eroina

 

L’eroina gialla

Ma allora cos’è l’eroina gialla? Nel secolo scorso, come in precedenza esposto, i contadini afghani si limitavano a lavorare l’oppio fino alla produzione di morfina base, che costituisce il primo passo nella raffinazione di eroina. Il passaggio successivo, che dalla morfina base conduce all’eroina, veniva effettuato in raffinerie situate al di fuori dell’Afghanistan, come quelle scoperte in passato in Turchia,[3] a Palermo ed a Marsiglia.

Le raffinerie situate in Turchia ed in Europa producevano soprattutto eroina di grado 3, ovvero eroina base, chiamata impropriamente ‘brown’ (la brown sugar propriamente detta è stata disponibile solo per un periodo limitato negli anni Settanta ad Amsterdam). Anche le raffinerie di Cosa Nostra producevano eroina di grado 3, che distribuivano in tutto il Paese ed esportavano negli Stati Uniti. Se ne ricava che, durante il secolo scorso, la maggior parte dell’eroina circolante in Europa e negli USA era l’eroina di grado 3, la cosiddetta ‘base’. L’eroina di grado 3 è scarsamente solubile in acqua e per questo motivo, in quegli anni, la fetta di limone, l’accendino ed il cucchiaino costituivano paraphernalia (accessori) indispensabili per gli eroinomani.

Venti anni fa il cloridrato di eroina veniva prodotto esclusivamente nella regione del Triangolo d’Oro ed era ritenuto la qualità più pregiata di eroina. Questo tipo di sostanza, però, raggiungeva molto difficilmente l’Europa, per numerosi motivi: produzione più limitata, maggiore difficoltà nel traffico, prezzo significativamente più elevato, necessità del mercato interno e dei paesi limitrofi. Erano gli anni in cui la bianca era così rara da essere per molti solo una specie di leggenda, quelli in cui tossicodipendenti italiani ed occidentali in genere, per poterla apprezzare, si trasformavano in turisti della droga in Thailandia, fungendo in alcuni casi da piccoli corrieri.

Oltre all’articolo pubblicato su Bullettin of Narcotics, anche i ricercatori iraniani hanno segnalato la produzione di eroina bianca da parte dei laboratori afghani,[4] ma questa ormai aveva fatto già da alcuni anni la comparsa sul nostro mercato, messa in vendita come ‘bianca thailandese’.

La prima a dare la notizia tramite gli organi di informazione che l’eroina bianca era di provenienza afghana, è stata la giornalista Valentina Avon, fra le più attente e preparate nel nostro Paese in materia di eroina.

Valentina Avon, da giornalista scrupolosa, sempre alla ricerca di fonti ben documentate, aveva contattato direttamente gli uffici dell’UNODC di Kabul, ricevendo in risposta questa mail “C’è un chiaro trend in Afghanistan verso la produzione di eroina di elevato grado di purezza, destinata all’esportazione. Nelle regioni meridionali (Kandahar/Helmand) si sintetizza eroina più pura, sebbene non sia ancora così comune. Si tratta di eroina di grado 4, ideale per essere iniettata, che qui viene chiamata Sheha o Pashtu. Attualmente viene venduta per 150,000-170,000 rupie pakistane (PKR) al kg (equivalenti a circa $2,200-$2,500). Questo tipo di eroina è disponibile anche nelle regioni orientali (Nangarhar), ma il prezzo è leggermente inferiore (140,000-150,000 PKR per kg). Per processare l’oppio ed ottenere questo tipo di eroina, servono le competenze di ‘cuochi’ esperti. A Nangarhar questi sono soprattutto turchi ed iraniani. Un cuoco esperto riesce ad ottenere 1 kg di eroina bianca da 7 kg di oppio secco, uno con meno esperienza può arrivare ad usare 11-12 kg. Dagli scarti di questo processo si ottiene anche un’eroina di bassa qualità, venduta per 20,000-25,000 PKR al kg. L’eroina bianca è molto richiesta dai trafficanti. Nelle regioni più a nord (Balkh) sono pochi quelli che hanno provato ad ottenere eroina bianca, ma non hanno avuto successo, pertanto i laboratori non producono eroina di grado 4. Ciò non impedisce che una notevole quantità di eroina bianca passi attraverso questo territorio, diretta verso l’Asia Centrale e proveniente dalle regioni meridionali e dal Badakhshan. Questa è anche la via più breve e più diretta verso l’Europa. Infine, anche nelle regioni del Nord Est (Badakhshan) ci sono alcuni laboratori che producono eroina bianca di elevata purezza, ma non sono tanti. La purezza di questa eroina varia fra il 60% ed il 70% ed il colore è tendente lievemente al giallino, a causa della scarsità dei solventi necessari a lavare il prodotto finale. Per processare l’oppio ad eroina purissima (dal 90 al 100%) è necessaria una grande quantità di sostanze chimiche e di solventi volatili ed altamente infiammabili o esplosivi, che per essere maneggiati con sicurezza richiedono l’intervento di un chimico esperto. Questi solventi non sono necessari per produrre eroina con un grado inferiore di purezza”.

Se si tengono presenti le date del lavoro pubblicato su Bullettin of Narcotics (2005) e la corrispondenza di Valentina Avon con gli uffici UNODC di Kabul (2008), è ragionevolmente possibile ipotizzare che la produzione di eroina di grado 4 in Afghanistan sia cominciata agli inizi del secolo, alla ripresa della produzione di oppio dopo la caduta dei talebani. La corrispondenza della Avon, inoltre, documenta per la prima volta l’esistenza dell’eroina bianca afghana con sfumatura giallina, il famigerato ‘piscio di gatto’ (nome slang dell’eroina gialla) che periodicamente ritornerà nelle cronache del nostro Paese.

L’eroina bianca afghana è di qualità inferiore rispetto a quella proveniente dall’estremo Oriente, ma gli eroinomani italiani per un lungo periodo sono stati ingannati ed hanno creduto di acquistare effettivamente ‘la thailandese’. In effetti, come già esposto, la vera thailandese è presente sporadicamente in Italia, in partite molto piccole e ha un prezzo molto superiore.

La qualità inferiore del cloridrato di eroina afghano rispetto a quello thailandese è testimoniata anche dalla frequente presenza di concentrazioni significative di 6-monoacetilmorfina (6-MAM), che testimoniano un processo di lavorazione artigianale. Questa presenza, in particolare, è stata spesso interpretata come quella di ‘una nuova droga’, contribuendo in parte al mito della partita killer (vedi oltre). In effetti la 6-MAM ha gli stessi effetti dell’eroina, è solo marginalmente più potente e costituisce anche un prodotto del metabolismo dell’eroina stessa: tutta l’eroina iniettata, dopo 90 minuti, viene trasformata dall’organismo in 6-MAM, che è responsabile degli effetti dell’assunzione da quel momento in avanti.

Pertanto, dopo questa lunga trattazione, siamo finalmente in grado di dire cosa è l’eroina gialla. L’eroina gialla, molto semplicemente, è cloridrato di eroina (o di grado 4 o eroina bianca) che presenta una sfumatura giallina, a causa della scarsità di solventi chimici in Afghanistan, che non consente di lavarla bene. E’ solo eroina bianca leggermente colorata perché un po’ più sporca.

Alla luce di ciò, non ha alcun senso insistere sul colore perché questo distrae dal vero problema: nocciola, bianca o giallina che sia si tratta sempre di eroina e su questo occorre attirare l’attenzione, senza alcuna enfasi sul colore. Non è il colore a determinare la possibile pericolosità dell’eroina ed insistere sulla pericolosità dell’eroina gialla conduce, immancabilmente, a banalizzare tutte le altre forme di eroina.

La stessa enfasi, purtroppo, viene posta sull’aumentata percentuale di principio attivo, che è un dato costante in tutto il mondo da circa un ventennio. Nei primi anni del secolo, quando la mortalità per overdose da eroina era enormemente più alta, la percentuale media di principio attivo nell’eroina sequestrata era di gran lunga inferiore a quella odierna.

 

Variazioni del principo attivo nell'eroina sequestrata in Italia

I rapporti fra mortalità e mercato illegale dell’eroina, infatti, sono molto più complessi e vanno ben oltre la solo purezza della sostanza. Questo, però, costituirà materia di un prossimo articolo.

 

[1] Riccardo Scotti. Narcotica. I Libri di Isbn/Guidemoizzi, 2012

[2] Zerell U., Ahrens B., Gerz P., Documentation of a heroin manufacturing process in Afghanistan. Bull Narc, 2005; 57(1-2):11-31

https://www.docdroid.net/QmtqpfA/documentation-of-a-heroin-manufacturing-process-in-afghanistan.pdf

[3] https://en.wikipedia.org/wiki/Illegal_drug_trade_in_Turkey

[4] H.R. Koushesh, R. Afshari, R. Afshari, A new illicit opioid dependence outbreak, evidence for a combination of opioids and steroids. Drug Chem Toxicol., 2009, n.21(2), pp. 114-119

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