Primo decesso per fentanili non farmaceutici documentato in Italia

Il Sistema di Allerta “Precoce” oggi ci allerta precocemente, dopo un anno e mezzo, del primo decesso per derivati fentanilici non farmaceutici (ocfentanil) documentato in Italia. Avvenuto nell’aprile 2017 a Milano e probabilmente non riportato o poco riportato dai media, tanto da essere sfuggito a GeOverdose, coinvolge un maschio 39enne trovato morto con parafernalia da iniezione. Pare fosse in trattamento con buprenorfina ma non sappiamo né la dose né la compliance.

Il fatto che il malcapitato fosse in trattamento con buprenorfina (ma ribadisco non sappiamo quanta e se effettivamente la prendesse) induce a ipotizzare che l’ocfentanil, superagonista oppioide, forse abbia potuto agire nonostante il blocco recettoriale indotto dal farmaco.
I dati forniti dal sistema di allerta non includono la presenza e la concentrazione della buprenorfina nel siero e negli organi del morto, una manchevolezza assolutamente evidente per un clinico, e credo anche per un forense.

Dalla foto diffusa, non ideale, l’ocfentanil aveva una vaga apparenza da eroina marrone/gialla; dalle analisi risultava al 2.5%, tagliato come l’eroina con paracetamolo e caffeina. È ipotizzabile che il malcapitato l’abbia acquistato come eroina “buona”.

Noi addetti ai lavori siamo stati avvertiti oggi, quindi con un anno e mezzo di ritardo. Avremmo dovuto saperlo prima per avvisare i consumatori dei rischi legati alla presenza nel mercato italiano di questi derivati sintetici molto più potenti dell’eroina, e quindi con rischio molto maggiore di overdose e decesso. Invece no. Un anno e mezzo.

E c’è ancora l’avvertimento di divieto di pubblicazione su web, che fa del nostro sistema di allerta “precoce” – come già fatto notare da troppo tempo – un sistema di allerta inutile.
Non esito a dire che questa è una scelta che si assume responsabilità molto gravi di cui forse qualcuno un giorno chiederà conto.

Non abbiamo ad oggi neppure idea di quanti decessi da fentanili non farmaceutici siano avvenuti nel frattempo in questo anno e mezzo. Sembra difficile immaginare che si trattasse di un caso isolato di spaccio. Comunque, per quello che vale adesso, è opportuno che clinici ed operatori dei servizi a bassa soglia facciano informazione e prevenzione in tema.

EDIT 12.40 Apprendo che il caso clinico era stato pubblicato il 9 agosto 2018 qui:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/30091284/?i=1&from=ocfentanil

Si apprende dalla lettura che non vi erano livelli misurabili di buprenorfina negli annessi cutanei analizzati.

Sull’opportunità di attendere la pubblicazione accademica prima di diramare l’allerta “precoce” per gli addetti ai lavori, preferisco non pronunciarmi.

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