FDA e nuove tecnologie per i disturbi da addiction: è l’ora della convergenza digitale.

Dopo aver recentemente approvato una app (Reset) dedicata al trattamento dei soggetti affetti da Substance Use Disorder (https://www.fda.gov/NewsEvents/Newsroom/PressAnnouncements/ucm576087.htm), Food and Drug Administration ha dato il via libera a un device (NSS-2 Bridge) a supporto del contenimento della sintomatologia astinenziale da oppiacei (https://www.medscape.com/viewarticle/888662): si tratta di uno stimolatore elettrico da mettere dietro l’orecchio il quale, interagendo con circuiti nervosi non meglio definiti nell’articolo, riduce i tipici sintomi dell’astinenza valutati con COWS – Clinical Opiate Withdrawal Scale – di oltre il 30%. Il device è stato utilizzato su un campione di 73 soggetti e dopo i cinque giorni previsti di applicazione dello stimolatore la maggior parte dei soggetti (88%) ha proseguito con trattamento farmacologico.FDA afferma, inoltre, di supportare lo sviluppo di trattamenti innovativi, sia farmaci sia device, per contrastare la dipendenza da oppiacei e lo sviluppo di trattamenti nonaddictive per la cura del dolore.

Di questo aspetto si è anche interessata la rivista Wired (https://www.wired.com/story/opioids-havent-solved-chronic-pain-maybe-virtual-reality-can/) proponendo interventi con realtà virtuale per il trattamento del dolore cronico.

La cosiddetta Opioid Crisis che da qualche anno sta interessando gli States ha permesso lo sviluppo e l’applicazione di altre tipologie di soluzioni, come ad esempio l’impiego di dispositivi indossabili in grado di rilevare alterazioni di parametri fisiologici in assuntori di oppiacei a rischio di recidiva (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27334894) e app per mappare in tempo reale le overdose da oppiacei, come già adottato nell’area di Baltimore (https://www.wired.com/story/baltimore-built-an-app-to-map-opioid-overdoses-in-real-time/).

Anche altri approcci basati su terapie fisiche non invasive sono in fase di studio intensivo da parte di molti gruppi di ricerca: la TMS (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4545735/pdf/jop-156-1601.pdf) e la tDCS (https://www.practicalpainmanagement.com/treatments/interventional/stimulators/transcranial-direct-current-stimulation-tdcs-what-pain) possono rappresentare valide alternative o integrazioni ai trattamenti tradizionali. La loro erogazione determina una modulazione dell’eccitabilità neuronale che comporta una serie di modificazioni a livello di molti neurotrasmettitori. Rispetto ai trattamenti farmacologici, i cui principi attivi hanno una distribuzione diffusa più o meno a tutti i compartimenti biologici, la neuromodulazione ha il vantaggio di agire in modo selettivo su circuiti locali.

Una ulteriore risorsa applicabile per il Chronic Pain Management è rappresentata dal Neurofeedback (http://www.neuroregulation.org/article/view/15516) che ha avuto anche impiego in soggetti con SUD (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3650238/pdf/10484_2013_Article_9218.pdf): questa risorsa sta trovando ampio riscontro anche come sostegno al miglioramento delle performance sportive in atleti professionisti (http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1469029214001125).

In conclusione è possibile sostenere che le risorse tecnologiche anche digitali stanno finalmente facendo il loro ingresso ufficiale nell’ambito dei disturbi da addiction, pur partendo da una situazione di epidemia a partenza iatrogena (pain killers). Ci si auspica che questi approcci possano rappresentare ulteriori elementi di integrazione dei trattamenti: infatti le valutazioni condotte come soluzioni stand-alone secondo criteri EBM, cioè che prendono in considerazione il singolo intervento, non sempre ne mettono in evidenza le potenzialità. Pertanto risulta necessario elaborare strategie integrate e convergenti che consentano programmi inclusivi di queste nuove realtà terapeutiche.

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