Acetilcisteina nel disturbo da cocaina: una recente revisione sistematica

Si è resa disponibile quest’anno una revisione sistematica sull’impiego dell’acetilcisteina nel disturbo da uso di cocaina, e può essere interessante riportarne un sunto, facendo riferimento al lavoro originale.

Gli Autori hanno effettuato uno screening di tutti i lavori sull’argomento, antecedenti il febbraio 2016, e dopo aver applicato i loro filtri, si sono concentrati su 6 studi sull’uomo e 15 sull’animale.

Gli studi sull’animale hanno dato indicazioni sul meccanismo d’azione. L’acetilcisteina si comporta da profarmaco perché nell’organismo viene trasformata in cistina, che a sua volta determina la normalizzazione della regolazione del glutammato nelle cellule gliali del cervello, agendo sullo scambiatore cistina-glutammato (sistema xc) e sul trasportatore del glutammato, GLT-1, le cui attività vengono depresse dall’uso cronico di cocaina.
Rendendo disponibile una maggior quantità di cistina, questa si scambia con il glutammato intracellulare, che viene liberato nello spazio extracellulare riattivando meccanismi che si erano “impigriti”.
Infatti, la disfunzione dello scambiatore indotta da cocaina provoca una carenza di glutammato extracellulare liberato dalle cellule gliali e disponibile ai neuroni, e fa sì che i recettori mGluR2 e 3 rimangano sottostimolati.
Nella ricaduta nell’uso di cocaina in animali che già vi sono abituati, si osserva un’eccesso di stimolazione glutamatergica da parte dei neuroni della corteccia prefrontale nei confronti del nucleus accumbens, che ne risulta eccessivamente attivato, e questo eccesso deriverebbe dalla cronica insufficinte stimolazione tonica dei recettori neuronali mGluR2 e 3, e dalla sottoregolazione del trasportatore GLT-1 che ricapta il glutammato liberato.
Questo fenomeno non appare negli animali che non hanno mai assaggiato la cocaina.
In pratica è come se il neurone fosse disabituato a “sentire” il glutammato, e quindi al momento di liberarlo ne liberi una quantità eccessiva e sia incapace di riprenderselo; il glutammato in eccesso gira per il cervello e attiva ciò che non dovrebbe (i recettori extracellulari mGluR5 e NMDA) facendo “danni” che favoriscono la ricaduta.
È interessante che nel’animale la normalizzazione indotta dall’acetilcisteina può permanere anche dopo l’interruzione del trattamento (provato per due settimane).

Gli studi sull’uomo mostravano effetti su craving, attenzione agli stimoli visivi correlati alla cocaina, e danaro speso in cocaina.
Le dosi che hanno avuto effetti osservabili su soggetti umani con disturbo da uso di cocaina sono state da 1200, 2400 e 3600 mg al giorno. La dose somministrata non dovrebbe essere troppo alta, poiché deve normalizzare i livelli di glutamato ai valori fisiologici attivando i recettori mGluR2 e 3, ma non il tipo 5 che è associato a ricaduta.
Gli effetti avversi principali sono stati prurito, cefalea ed ipertensione (probabilmente non correlati al farmaco); si è osservata anche una lieve riduzione dei globuli bianchi.
Secondo l’unico studio controllato in doppio cieco, l’acetilcisteina agisce solo se il paziente ha già interrotto l’uso di cocaina, riducendo l’inclinazione alla ricaduta; infatti si osservava un effetto utile solo nel sottogruppo di pazienti già astinenti, consistente nel resistere più tempo prima di ricadere, e nel ridurre il craving, particolarmente nei soggetti trattati con 2400 mg al giorno, rispetto a quelli che ne assumevano 1200 mg.

Marco Antonio Nocito Echevarria, Tassio Andrade Reis, Giulianno Ruffo Capatti, Victor Siciliano Soares, Dartiu Xavier da Silveira and Thiago Marques Fidalgo, N-acetylcysteine for treating cocaine addiction – A systematic review, Psychiatry Res. 2017 May;251:197-203.

http://dx.doi.org/10.1016/j.psychres.2017.02.024

 

Lascia un commento