Alcolismo: i Club degli Alcolisti in Trattamento di V. Hudolin. Perché e come funzionano?

Provare a raccontare perché i Club degli Alcolisti in Trattamento, ideati da V. Hudolin e attivi sin dagli anni ’70, siano efficaci nella riabilitazione dei soggetti con P.A.C., o di come gli stessi Club possano costituire “un’ancora” per le famiglie tormentate dall’alcol (secondo molti il “grande mostro” delle dipendenze),  equivale a narrare la storia dei C.A.T. e a specificarne i presupposti ideologici, teorici e metodologici. Lo farò brevemente.

E’ a Vladimir Hudolin (Ogulin, 1922 – Zagabria, 1996), illustre psichiatra, neurologo e docente universitario croato, tra i massimi esponenti dell’alcologia internazionale, che si devono tanto un approccio decisamente rivoluzionario ai problemi alcolcorrelati che la conseguente nascita di nuove modalità di trattamento degli stessi. Secondo l’approccio ecologico-sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi di H.,  l’alcolismo non è una malattia, tantomeno un vizio. Per la prima volta, la dipendenza da alcol viene concettualizzata come uno “stile di vita”, nato e maturato all’interno del proprio sistema socioculturale (famiglia, comunità, società, cultura). Il focus di intervento, nel trattamento, diviene dunque la comunità nella quale l’uomo cresce, vive, lavora: non un approccio individuale ma sistemico; non finalizzato all’astensione dal bere, ma rivolto al cambiamento culturale, sociale e sociosanitario della comunità stessa, a partire dalla sua cellula più piccola: la famiglia.

Nascono così i Club degli Alcolisti in Trattamento, piccole comunità multifamiliari (da 2 a 12 famiglie) collocate sul territorio, al di fuori dei servizi sanitari di riferimento. I Club sono indipendenti e vivono autonomamente, sebbene in auspicabile e costante rapporto di collaborazione e dialogo con Servizi, Istituzioni e con la comunità tutta. Ogni Club si riunisce settimanalmente, con la presenza di un facilitatore (denominato, nel metodo Hudolin, “servitore-insegnante”) formatosi attraverso specifici Corsi di Sensibilizzazione. Il Servitore-Insegnante ha il compito di “catalizzare” il cambiamento, facilitando la comunicazione circolare tra i membri del Club, ponendosi costantemente “nel metodo”, ovvero elicitandone i valori fondanti e le regole basilari, e partecipando al Club come membro effettivo.

Nel 2006, in Italia erano attivi oltre 2000 Club degli Alcolisti in Trattamento, significativamente presenti anche a livello internazionale. Alla morte del fondatore, V. Hudolin, infatti, la sua opera ha trovato continuità e prosecuzione nelle varie realtà regionali Italiane ed internazionali, dove singoli Club o associazioni dei C.A.T. lavorano costantemente per la crescita dei programmi alcologici territoriali: corsi di formazione e di sensibilizzazione o di aggiornamento,  congressi, convegni ed interclub regionali e nazionali, sono solo alcuni esempi delle vivaci iniziative in essere. In altre realtà regionali, pur mantenendo l’acronimo C.A.T., si è scelto di adottare una nuova terminologia (“club alcologici territoriali”), mantenendo sostanzialmente la metodologia hudoliniana.

Come può, quindi, una persona che vive il disagio alcol correlato, trovare nel Club la propria ancora, quel “posto sicuro” nel quale rinforzare il proprio percorso di cambiamento?  I Club degli Alcolisti rappresentano l’indispensabile cellula territoriale di un cammino teoricamente più complesso.  Talvolta le famiglie si rivolgono ai servizi di riferimento (i SerT o SerD) e da qui, auspicabilmente, verranno inviate, dopo la disintossicazione, al C.A.T. più vicino. O, viceversa, si rivolgono autonomamente al Club. Quale che sia l’approccio, il cammino di rinascita rappresentato dalla frequenza al Club colma un vuoto sociosanitario importante: quello della riabilitazione, che nel caso dell’alcol, si prevede particolarmente a lungo termine. L’astinenza non è sobrietà – citando ancora Hudolin – ed essendo l’alcolismo, per l’appunto, non una malattia ma un comportamento, un’abitudine, radicata nel sistema sociale e sostenuta da una cultura fortemente alcologica, un reale cambiamento della persona, della famiglia e della comunità non possono immaginarsi se non come un processo a lungo termine.

Quindi, i Club degli Alcolisti in Trattamento sono la formula magica per riabilitarsi dall’alcolismo? No. Sono, semplicemente e nel contempo straordinariamente, qualcosa di indispensabile. Sono gratuiti, poiché gestiti in regime di volontariato, e sono aperti a chiunque desideri cambiare il proprio rapporto con l’alcol. Vi sono regole di partecipazione da rispettare, perché un C.A.T. è anche impegnativo ed educativo. Vengono affrontate, ovviamente, anche una serie di problematiche: dalla difficoltà di reperire sedi gratuite alle nuove sfide rappresentate dalla sempre più pregnante multidimensionalità dei disagi alcolcorrelati (associati a sostanze, al gioco d’azzardo, a patologie psichiatriche etc) puntualmente affrontati nei vari corsi di formazione e di aggiornamento, ma l’argomento richiederebbe una trattazione a sé. In questo articolo, che vuol essere una fotografia conoscitiva dei Club degli Alcolisti in Trattamento, il solo obiettivo era porre in luce una realtà tanto preziosa quanto bisognosa di attenzione. Perché per la vita e la crescita di queste piccole ed importantissime cellule di salute sono necessari la corretta informazione e la conoscenza, la strutturazione di solide reti con i Servizi e le Istituzioni (nel rispetto delle reciproche autonomie), la partecipazione attiva – e fiera – alla vita delle comunità.

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