Il Belgio informa e previene – e l’Italia?

Pochi mesi fa Salvatore Giancane ed io abbiamo riportato su questo blog, in primo luogo come medici e poi come professionisti delle dipendenze patologiche, la nostra perplessità sul fatto che i bollettini di allerta precoce del sistema europeo di sorveglianza sulle droghe riportino in Italia un esplicito divieto di “divulgazione e pubblicazione su web”.

divieto

Per chi non ne sapesse niente o non ricordasse, gli articoli precedenti sono qui e qui.

I bollettini italiani, inviati ad una mailing list chiusa, riportano la presenza, in zone il più delle volte ben definite, di sostanze psicoattive illegali che, per tipo o dose delle molecole contenute, sono anomale e diverse da quelle che il consumatore già conosce e che si aspetta di acquistare e consumare. Generalmente sono legati ad episodi di grave tossicità o a decessi. Quello di cui riporto l’intestazione tratta della presenza di un sostituto o adulterante dell’eroina un migliaio di volte più potente di essa, e un ignaro consumatore che ne compri una dose pensando che sia normale “roba” è destinato all’overdose e con buona probabilità, in assenza di soccorsi, alla morte, come purtroppo avviene sempre più frequentemente all’estero.

I bollettini sono sempre redatti in maniera molto completa e professionale, sicuramente da esperti che sanno il fatto loro, e quasi sempre contengono le immagini di pillole o confezioni in maniera da poter riconoscere immediatamente i prodotti a rischio.

Ritengo ovvio e pacifico che  queste notizie dovrebbero raggiungere immediatamente e prima di tutto le persone che – piaccia o non piaccia – acquisteranno e consumeranno i prodotti psicoattivi nelle aree a rischio. Per prevenire tragedie, e anche per dimostrare che le Istituzioni sanitarie non giudicano e non condannano, ma sostengono, prevengono, vogliono che tu rimanga in vita e in salute anche per darti il tempo di decidere di orientare meglio il tuo futuro, piuttosto che farti molto male o morire per sfortuna, e chi s’è visto s’è visto.

Ma in Italia a quanto pare qualcuno ha deciso di non divulgare queste informazioni – il divieto sul bollettino è chiaro e a quanto vedo rigidamente rispettato pressoché da tutti i mezzi di informazione. Su una pagina del sito del Sistema di Allerta Precoce (www.allertadroga.it) è appena possibile sbirciare – quando disponibili – i soli titoli dei bollettini di allerta con le sigle delle sostanze coinvolte, senza i dettagli che potrebbero rivelarsi salvavita.

[EDIT 3-3-2017 scopriamo in data odierna che il sito internet allertadroga.it non appartiene più dal 25-12-2016 al governo italiano, ma è stato rilevato da un privato cittadino che vi ha messo su un suo blog su questioni legate alle dipendenze patologiche. Per questo abbiamo tolto l’operatività ai relativi link. 
Lasciamo comunque qui l’articolo del nostro blog per ragioni di documentazione – per meglio capire quelli che riteniamo essere seri problemi del sistema nazionale di allerta precoce].

Chi voglia leggere o rileggere gli articoli pubblicati in tema dal nostro blog troverà alla fine una rispettosa e umile richiesta di spiegazioni, rivolta a chi ha deciso di non consentire la divulgazione di questi materiali, ma in questi mesi nessuna spiegazione è mai arrivata.

Bene, è passata l’estate, ed io avevo messo da parte questo tema dedicandomi al riposo e ad altro, ma oggi una notizia riportata dall’eccellente rivista francese di operatori delle dipendenze Revue Le Flyer me l’ha riportato violentemente davanti.

Scopro infatti che in Belgio i medesimi bollettini di allerta precoce.

  • sono liberamente consultabili su internet, sia in forma riassunta che nel medesimo grado di dettaglio fornito ai soli addetti ai lavori in Italia;
  • (traduco dal francese) sono in primo luogo destinati a tutti i professionisti del settore sociosanitario in contatto con consumatori di droghe; quest’informazione è destinata a essere diffusa presso il loro pubblico di consumatori ma non destinata ad una diffusione nei mass media;
  • quindi da quanto capisco NON ne è vietata la divulgazione e la pubblicazione sul web come in Italia, ma anzi sono attivamente divulgati sul web, gli operatori sociali e sanitari sono invitati a diffonderli ai loro utenti, ed un qualsiasi giornalista potrà comunque – se lo ritiene – linkare le pagine internet senza dover temere conseguenze. E non vi è – pertanto – un divieto europeo di pubblicazione.

Leggere per credere, all’indirizzo http://eurotox.org/alertes/ – con particolare attenzione al riquadro nero intitolato “Alertes précoces”.

Perché in Belgio è possibile avvertire i consumatori ed in Italia no? In Belgio il sistema sanitario è afflitto dalla presenza di pericolosi libertini? Cosa temiamo in Italia? E di quel che eventualmente temiamo, abbiamo prove? Ci rendiamo conto che non divulgare questi specifici rischi attuali, concreti, ben conosciuti potrebbe configurare un reato di omissione e che un pubblico ministero informato dei fatti potrebbe aprire un fascicolo per vederci chiaro? 

Queste le mie domande. Nuovamente, attendo risposte.

 

 

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